Come è nata la TV di Berlusconi? Fu una tangente o un atto liberale?
Il giornalista Gianni Barbacetto ha scritto una cosa non vera: “La tangente All Iberian di 21 miliardi di lire pagata a Bettino Craxi è stata la più grande corruzione mai avvenuta nei confronti di un politico”.
No, semplicemente il fatto non sussiste. Ma ci torneremo. Cari lettori, chi scrive vi propone l’“elogio del terzismo” in merito al cosiddetto decreto Craxi-Berlusconi sulla falsariga dell’esempio di Carlo Alberto Brioschi e Paolo Mieli. E’ il 4 febbraio 1985, e per la prima volta nella storia repubblicana si riesce a rompere lo statalismo mediocratico esercitato sulla televisione generalista grazie al controllo politico del “Tg3” all’interno della Rai. Quello di cui stiamo parlando è il decreto varato dal governo Craxi con il “decisionismo” anglofilo del Presidente del Senato Cossiga per legalizzare de facto l’“ibrido”– attenzione, non illegale – monopolio delle tv private Fininvest che si trovavano tra Eros (vita) e Thanatos (morte), dopo l’assalto in nome della Costituzione da parte dei “pretori d’assalto”: o chiudono perché vince la “borderline” applicazione dell’articolo 195 del codice postale in base al fondamentalismo talebano della Costituzione “più bella del mondo” che recita –“Avete realizzato una vera e propria rete televisiva a diffusione nazionale che viola l’articolo 1 della legge…In considerazione di ciò diffidasi codesta società (la FININVEST, ndr) dal proseguire nell’attività intrapresa avvertendo che…in caso di mancato adempimento entro due giorni dal ricevimento della presente comunicazione si procederà d’ufficio, ai sensi…alla disattivazione e al sequestro degli impianti”– o vince l’interpretazione governativa in senso contrario, e cioè la spregiudicatezza creativa del metodo Berlusconi, un po’ garibaldino, aprirebbe alla inedita libera concorrenza nel mercato radiotelevisivo. Con tanti saluti all’immobilismo dello status quo legato alla narrazione culturale delle “magnifiche sorti e progressive” della Balena Bianca, nel Belpaese di Fanfani e Forlani in cui il privato è sostanzialmente maltrattato rispetto al Pubblico per una distorta Weltanschauung informata alla programmazione frustrante degli animals pirits del capitalismo.
Si trattò di una scelta di governance liberale in termini di ruolo disciplinatorio dell’iniziativa privata che non poteva non interpellare – in un modo o nell’altro –il governo allora vigente; in una partita a scacchi di rilevanza pluridecennale tra la jurecrazia dei “pretori”con in mano il codice postale della burocrazia veterosovietica, e dall’altra parte il reaganiano narcisismo gaullista del Presidente Craxi ansioso di cogliere le istanze di modernizzazione, si trattava di due interpretazioni ambedue legittime, al fine di far vincere un orientamento ideologico legittimo o contrario alla libertà d’impresa.
I pretori “ad postam” soffrivano di manie di protagonismo per uscire dall’anonimato, così come lo spregiudicato palazzinaro milanese S. Berlusconi aveva l’ossessione di bruciare le vette scintillanti dello star system. La verità è complessa e nebulosa. Ci fu un precedente storico assai interessante negli anni Cinquanta di segno opposto.Il petroliere senza petrolio Enrico Mattei annunciò nel dopoguerra di aver scoperto il petrolio – ma era “millantato credito” (sic!) –nei giacimenti della pianura Padana per sbarazzarsi della concorrenza privata e trasformare l’Agip nell’interlocutore autoreferente delle Sette Sorelle, corrompendo tutti i partiti politici dell’arco costituzionale per aggiudicarsi l’esclusiva del monopolio del gas nelle località di Bascapè e Pavia: era un bonapartismo fuori-legge, ma in nome della guerra al cartello monopolistico delle società americane che violavano l’abc della concorrenza in giro per il mondo: in genere la “follia lungimirante di Erasmo da Rotterdam” ha sempre bisogno di alcuni limiti anti-Trust.Mattei come Berlusconi? No, ci mancherebbe: il primo almeno ha scoperto il metano fondamentale ad assicurare la ricostruzione nel quadro del“miracolo economico italiano”, il secondo è stato la “vittima consapevole”– fotografia della Corte di Cassazione – dell’associazione mafiosa dal 1974 al 1994. Tuttavia Craxi non poteva sapere quello che sarebbe emerso solo in anni recenti a proposito delle liaison dangereuses del Cavaliere, e presumere il contrario – come ha fatto Ingroia –è un attacco all’art. 27 Cost.,. La cosiddetta tangente All Iberian al segretario del Psi? Non è mai esistita, perché era una storia ordinaria di finanziamento illecito ai partiti – con l’attenuante di aver favorito un sistema di economia mista nel mercato radiotelevisivo. Ed è stata perseguita con la violazione dell’art. 289 del codice penale mascherata dall’“applicazione creativa” della Convenzione di Strasburgo. Tutto chiaro, adesso?
Alexander Bush