Il cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze, monsignor Sanchez Sorondo, di ritorno dalla Cina, ha affermato che “la Cina è il luogo in cui si realizza meglio la dottrina sociale della Chiesa.”.
A parte le condizioni di sostanziale dittatura in cui si trova la Cina, ecco quel che forse gli è sfuggito:
niente libere elezioni né candidati scelti dal popolo; magistratura dipendente dall’esecutivo; mancanza di certezza del diritto; dirigismo e corruzione dilaganti con capitani d’industria che fanno i dirigenti politici e viceversa; nepotismo imperante; persecuzione delle minoranze; campi di lavoro chiamati laogai- E allora? Proprio in campo sociale risaltano le maggiori carenze del sistema cinese.
Perché se è vero che dai tempi della carestia dei tempi di Mao la Cina ha fatto passi da gigante e tolto dalla fame centinaia di milioni di persone,
nelle periferie delle megalopoli si progetta una “pulizia”, cioè la cacciata dei più indifesi e indigenti; i drogati non esistono nelle strade, ma vengono arrestati e spesso condannati a morte; un terzo della popolazione è esclusa da ogni sviluppo economico, sono i migranti nelle città e gli agricoltori a cui non è mai stata data la terra promessa già da Mao.
Anche se Pechino ha promesso di rispettare gli Accordi di Parigi sul clima, la Cina resta il Paese più inquinato velenoso del mondo. Ciò non solo per colpa di investitori occidentali che sfruttano la scarsità delle leggi anti-inquinamento, ma soprattutto per l’ingordigia e la corruzione dei membri del Partito che preferiscono, proprio come molti nel mondo occidentale, un profitto immediato.
La stessa situazione degli operai delle immense fabbriche che hanno fatto della Cina la “fabbrica del mondo” è spesso drammatica: orari impossibili, condizioni di semischiavitù, tasso di suicidi altissimo. O forse stanno peggio gli operai della capitalista Germania che hanno ottenuto la settimana lavorativa di 28 ore quando hanno bambini o anziani a carico?
Dio ci scampi da questo paradiso!
di Angelo Gazzaniga