Tre osservazioni di fondo a poche ore dal voto italiano.
La prima: si accelera, come in tutta Europa, la disgregazione della sinistra novecentesca, basata cioè sulle tradizioni marxiste e socialdemocratiche. Renzi segue la sorte dei socialisti francesi, che non sono arrivati nemmeno al ballottaggio nelle presidenziali; di quelli tedeschi, superati persino dai radicali xenofobi di Alternative; di quelli austriaci, strapazzati dal conservatorismo spinto di Kurz. Ora possiamo aspettarci convulsioni interne al Pd, con spinte ulteriori a sinistra nel tentativo di conservare almeno lo “zoccolo duro”.
La seconda: la scelta popolare che ha premiato i 5 Stelle, più che basarsi sul programma giustizialista e assistenzialista, a sfondo autoritario, esprime il bisogno diffuso di una sistema politico diverso da quello mediatico, più vicino ai cittadini, e rappresentato da un ceto politico estraneo alla “casta”. Questo spazio politico però in Francia è stato occupato da un “nuovista” del tutto di diverso, come Macron, e in Austria da un popolare sovranista come Kurz. Nel caso della Germania, è stato conquistato in parte dai liberali e in parte dai radicali antisistema, mentre la classe politica tradizionale resiste solo attraverso un’alleanza di pura convenienza (e tutta da verificare) fra democristiani e socialdemocratici. Dunque: lo spazio attualmente occupato dai 5 Stelle è contendibile, nel prossimo futuro, da formazioni con volti e programmi credibili.
La terza: l’area tradizionale del centrodestra italiano, percepita anch’essa come vecchia e novecentesca, va declinando. La sua unica possibilità di proporsi come alternativa al nuovismo passa attraverso una vera rifondazione culturale: liberale in economia, conservatrice nei valori, democratica nella certezza dei diritti e nella sovranità, federalista e libertaria rispetto alla Stato centrale, aperta a una autentica e formale democrazia diretta, critica e riformatrice rispetto alla attuale Unione Europea. Per sopravvivere, quello che fu il centrodestra deve andare oltre se stesso, reinventarsi e cambiare pelle.
di Dario Fertilio