La messinscena dello sciopero delle donne

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Sembra una barzelletta, ma non lo è. L’8 marzo va in scena il primo sciopero “sociale”. Finora si era scioperato per rivendicazioni contrattuali/retributive o politiche. Il comparto dei trasporti in Italia si ferma per un’astensione di 24 ore indetta dal sindacato Usb “contro ogni discriminazione di genere e ogni forma di violenza maschile sulle donne”. Fermi metro, bus, treni, aerei e taxi.
Il caos. Si pensi a una macro area come quella di Milano. La più ricca del Paese. Molti milanesi, uomini e donne, utilizzano autobus, metropolitane e tram per recarsi in ufficio. Nel capoluogo ogni giorno entrano 1 milione e mezzo di persone, parte delle quali viaggiano con autobus e treni (di qui il plebiscito al neo eletto presidente della Regione Lombardia, il leghista Attilio Fontana, che in campagna elettorale ha semplicemente promesso: “Più efficienza”). Quasi la metà di questi lavoratori sono donne. Che tutti i giorni devono anche portare trafelate i figli alla scuola materna o elementare, che si affidano ai nonni o alle baby sitter.
Questo 8 Marzo sarà ricordato da tante di esse come una giornata più faticosa delle altre. Una collega, dopo aver letto la notizia, esclama furiosa “Ma che scioperò è!”. E conclude sconsolata con una battuta: “Vado lì e gli sparo”. Gli uomini? Anche loro inviperiti e stremati (senza neanche il tempo di fermarsi a comprare in santa pace le mimose).
Che bella festa… le feste si celebrano in un contesto che funziona e in cui tutti sono sereni.

E’ vero. Secondo le ultime stime dell’Istat negli ultimi tre anni sono state 425mila le donne che hanno subito molestie in Italia. Sembra che in generale una donna su 10 nella sua vita sia stata così offesa. Cifre che si commentano da sole. Intanto il movimento “Non una di meno” è diventano una valanga dopo il caso del produttore molestatore di Hollywood: Harvey Weinstein.
Con tutto il rispetto, questo clima però sta, perlomeno in parte, sfuggendo di mano. Gli uomini sono spaventati: un invito a cena in ambito lavorativo secondo la legislazione può rientrare nella categorie della molestie! Si rifletta sulle quote rosa, ambito attiguo e in parte congruente con quello della molestie. E’ vero, di fronte a una situazione molto negativa il cambiamento va imposto. Ma le quote rosa (come quelle arancioni, gialle, grigie, verdi…) di per se stesse sono anti democratiche. La democrazia è l’individuo (di qui i principi liberali di elezione diretta, federalismo, liberismo). Gli uomini e le donne sono tutti diversi e liberi: la posizione si acquista per merito.

di Ernesto Vergani

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