Una risposta all’asse Parigi-Berlino
Le fughe in avanti degli “ultra europeisti” Macron e Merkel stanno provocando l”inevitabile: un principio di rigetto da parte dei Paesi che non intendono farsi schiacciare. Perché è chiaro che l’asse Berlino-Parigi, dietro alle proclamazioni di rito, nasconde lo scopo di stabilire – anzi rafforzare – un’egemonia inossidabile all’interno dell’Unione.
Il fatto più rilevante, intanto, è che all’interno della Ue l’opposizione non è più rappresentata soltanto dal Gruppo di Višegrad (Cechia, Slovacchia, Ungheria e Polonia) con l’appoggio esterno dell’Austria. Ora, guidato dall’Olanda, un gruppo di altri otto paesi ha messo nero su bianco una linea comune sul futuro dell’Unione, lanciando un severo messaggio di avvertimento a Francia e Germania e alle loro ambizioni di rilancio egemonico dell’integrazione comunitaria. Firmato, oltre che dall’Aja, da Svezia, Finlandia, Danimarca, Irlanda e i tre paesi baltici, il documento è — come lo hanno definito molti analisti — “un autentico manifesto anti-Macron”, che disegna gli schieramenti di battaglia dei prossimi mesi.
Il documento pone alcuni limiti: no all’obbligo di trasferimento delle persone irregolari (gli immigrati), no al bilancio comune dell’eurozona e tantomeno a un ministro delle finanze unico, rispetto inflessibile del fiscal compact e infine nessun nuovo trasferimento di sovranità e competenze a Bruxelles. Le uniche riforme accettabili, per questi paesi, sono l’unione bancaria e la riorganizzazione del Mes (il meccanismo europeo di stabilità) in un Fondo monetario europeo, ma con «poteri decisionali saldamente nelle mani degli stati nazionali».
E’ un messaggio chiarissimo all’asse Parigi-Berlino e alla volontà di centralizzare la Ue, soprattutto dopo lo sblocco della situazione tedesca con l’accordo su un nuovo governo targato Merkel. E’ stato il ministro delle finanze dei Paesi Bassi, Wopke Hoekstra, a realizzare la prima stesura del documento, con l’autorizzazione del primo ministro Mark Rutte, da mesi alla ricerca di alleati per consolidare il fronte anti-Macron. Dopo la Brexit, i Paesi Bassi sembrano essere intenzionati a guidare il fronte degli euroscettici, che numericamente ormai sfiora la maggioranza assoluta degli Stati membri (13 su 27, in attesa di quel che farà l’Italia). Ancora una volta il costruttivismo politico e utopistico – l’idea di un Superstato europeo centralizzato, di un bilancio dell’eurozona stabilito da eurocrati e non dai cittadini, di un ministro delle finanze espresso dall’asse Berlino-Parigi – rischia di rivelarsi il miglior alleato dell’antieuropeismo. L’Unione Europea deve reinventarsi in senso confederale per non trasformarsi in un luogo di scontri o in una comunità fatti di padroni e vassalli.
di Dario Fertilio