La necessità di una profonda revisione del sistema tributario italiano non deve diventare un incentivo all’evasione, altra grande malattia del nostro sistema
La riforma fiscale è uno dei cardini della proposta del nuovo Governo. Un fisco amico, che collabori con i contribuenti sulla base della buona fede, che attraverso la reciproca collaborazione elimini il concetto di “Stato di paura” è un’iniziativa da approvare incondizionatamente: il cittadino deve essere trattato come tale, non come un suddito potenzialmente ribelle da torchiare senza pietà.
Ma le prime proposte sembrano andare in un senso pericoloso: togliere norme che servono a contrastare l’evasione, vero cancro del sistema tributario italiano.
Infatti:
- si parla ormai apertamente di condono fiscale. Un taglio molto significativo ai debito verso il fisco può essere una misura opportuna quando si volta pagina (lo fece la riforma Vanoni degli anni ’50) ma se parte dalla logica del “facciamo cassa e poi faremo le riforme” rischia di essere il solito premio agli evasori e uo sberleffo a chi le tasse le ha, magari faticosamente, pagate
- si parla di stabilire che l’onere della prova sarà sempre a carico dell’amministrazione. Norma senz’altro di buon senso che però dovrebbe poter essere superata in certi casi particolari che fanno nascere il sospetto di operazioni in nero o peggio: basti pensare a bonifici o versamenti consistenti che non risultano da alcuna scrittura contabile. Come potrà in questo caso l’amministrazione scoprire operazioni illecite se non può chiedere al contribuente di dimostrare la correttezza dell’operazione?
- Si parta di togliere lo “split payment” (cioè il fatto che nei rapporti tra Stato e fornitori, lo Stato non versa l’IVA al fornitore ma la trattiene direttamente). Ciò può causare problemi di liquidità alle ditta che non incassano l’IVA e la devono versare ai fornitori. Ma questo può essere superato con compensazioni o rimborsi, non eliminando un sistema che ha permesso di recuperare miliardi di IVA evasa
- Si parla di abolire il redditometro, strumento che viene ormai usato molti di rado, ma che permette di colpire casi eclatanti come nullatenenti in Ferrari ecc
Misure da prendere ce ne sarebbero tante: semplificare leggi e regolamenti, rendere più snelle procedure e approcci agli uffici finanziari, introdurre sistemi di controllo che semplifichino la vita ai cittadini. Un esempio potrebbe essere lo scontrino elettronico già introdotto in Portogallo. Con questo sistema ogni scontrino viene comunicato in automatico al fisco che può emettere a fine anno una dichiarazione automatica dei redditi che comprenda tutte le deduzioni dovute a scontri o fatture. Sistema integrato da una lotteria a cui partecipano tutti gli scontrini emessi. In questo modo i cittadini avrebbero semplificato le proprie dichiarazioni e si darebbe un notevole impulso alla lotta all’evasione.
Sarebbero tutti contenti: fisco e cittadini. Tranne gli evasori: forse per questo non se ne parla?
di Angelo Gazzaniga