Reddito o carità di cittadinanza?
Mano a mano che si chiarisce quale potrebbe essere (il condizionale è d’obbligo per questo Governo i cui progetti cambiano di ora in ora) la struttura del reddito di cittadinanza nascono i primi dubbi:
- dobbiamo chiamarlo reddito o carità? Infatti si afferma che il “sussidio” potrà essere utilizzato per l’acquisto di alcuni beni e non di altri (ad esempio no alle sigarette ma sì agli alcolici…) In questo caso se si parla di reddito si è fuori strada: il reddito è qualcosa che spetta in cambio di una prestazione e può essere utilizzato nel modo che si ritiene più opportuno: io cittadino spendo come voglio quello che ho guadagnato, ci mancherebbe altro. Se invece si parla di un contributo che si può utilizzare per acquistare solo certi beni (decisi da altri) siamo nel campo della carità: io regalo a te suddito, incapace di intendere e volere, dei soldi, però li utilizzi come dico e voglio io.
- Come pensiamo di controllare una spesa del genere? Si parla di un pin da inserire nella tessera sanitaria con cui controllare a posteriori ogni singola spesa per sapere se è corretta o meno. Riusciamo a immaginare quale colossale macchina burocratica sarebbe necessaria per controllare ogni singola spesa di milioni di persone? Per far cosa poi, farsi restituire ogni spesa non permessa? Temiamo che finirà per essere la solita normativa stile grida manzoniane: grandi minacce, grandi complicazioni burocratiche per arrivare a nulla.
Il vero problema è che per far migliorare la condizione di milioni di persone in difficoltà occorre offrire loro un vero lavoro, una possibilità e una sicurezza per il futuro attraverso lo sviluppo dell’economia e non una carità che potrà alleviare bisogni immediati ma che lascia alla fine tutto immutato. Ne abbiamo un esempio nella storia secolare del Sud Italia!
di Angelo Gazzaniga