Parlare di “truffati dalle banche” è semplice dal punto di vista della comunicazione politica, ma molto più difficile dal punto di vista del diritto. È facile passare da risarcimento a elargizione a fondo perduto.
Di Maio (come Ministro delle sviluppo economico) ha dichiarato che “tutti i truffati delle banche saranno risarciti”, ovviamente a spese degli altri contribuenti.
“Non esiste che la UE ci debba dire come risarcire i truffati”, altra affermazione seguita immediatamente alla prima.
Infatti la UE chiede che i risarcimenti vengano valutati da un ente terzo e che riguardino solamente i clienti retail (cioè i piccoli clienti) delle banche fallite per cui l’investimento era inadeguato.
In altre parole: si rimborsino solo i piccoli investitori che sono stati truffati dalla banca che ha venduto loro le proprie azioni assicurando sulla loro solidità e giocando sulla scarsa conoscenza dell’economia e del diritto da parte dei compratori.
Si tratta appunto del significato da dare al termine “truffato”: ben vengano i risarcimenti per coloro i quali hanno spesso perso tutto fidandosi della banca locale e delle parole rassicuranti dei funzionari.
Ma occorre tenere ben presente tre cose:
- perché esista una truffa occorre che esista un truffatore e che il truffato abbia comprato una cosa credendo che fosse un’altra. Dal che nasce la necessità che vi sia un processo per truffa a tutti coloro che vendevano queste azioni e che qualcuno decida se e quando c’è stato questo inganno. Altrimenti siamo al Paese dei Balocchi: chiunque abbia investito in queste azioni per speculare o per lucrare gli utili generosamente distribuiti, ben sapendo che le azioni sono per loro definizione partecipazione al rischio d’impresa, viene rimborsato delle perdite dopo aver lucrato sugli utili. Sarebbe sufficiente una autocertificazione del loro possesso: dopo aver lucrato sugli utili ecco il rimborso delle perdita da parte dello Stato (cioè degli altri contribuenti); una vera pacchia, altro che rimborso ai truffati
- perché allora questi rimborsi delle perdite devono essere limitati a coloro (gli azionisti delle banche venete fallite) che hanno perso tutto e non a coloro che posseggono azioni di banche (Carige, Credito Valtellinese, Popolare di Bari ad esempio) e che hanno visto il valore delle loro azioni perdere anche il 95% del valore? Anche loro sono stati truffati dalle loro banche oppure vale solo se le banche sono fallite?
Come è evidente è facile passare da un rimborso di una truffa a un’elargizione a fondo perduto; da un risarcimento per un mancato controllo da parte degli enti statali (che c’è stato) a un provvedimento per creare consenso elettorale; da un Paese serio, al Paese dei Balocchi.
Sarebbe sufficiente cercare le responsabilità, punire chi ha truffato, risarcire chi ha subito un vero danno. Esistono leggi e norme per fare questo, non servono i proclami e le furbizie elettorali.
Occorre , come ha sempre sostenuto Libertates, uno Stato che faccia semplicemente il suo compito, nei confronti di tutti i cittadini in modo imparziale
di Angelo Gazzaniga