La divisione tra legislativo ed esecutivo è fondamentale sin dai tempi della nascita della democrazia
Non più di un anno fa gli italiani attraverso un referendum si sono espressi per mantenere la centralità del Parlamento: bicameralismo perfetto e più di 1000 rappresentanti.
Ebbene mai come in questi tempi, e per lo più ad opera di due forze politiche che si erano schierate a favore del mantenimento dello status quo, è sotto i nostri occhi uno svuotamento progressivo delle funzioni e del potere del Parlamento.
Un primo accenno si è avuto con la legge di bilancio che alle Camere è andata solo sotto forma di uno schema, un indice dei provvedimenti che si è dovuto approvare in fretta e furia sotto il ricatto della gestione provvisoria del bilancio.
Un secondo aspetto è quello dell’attività legislativa condotta a base di decreti legge: provvedimenti presi dall’esecutivo e che le Camere hanno il compito solo di approvare, spesso senza neppur poter modificare nulla perché è stata messa la fiducia; una prassi ormai consolidata e che ha visto protagonisti governi di tutti i colori e tendenze negli ultimi anni.
Ma il massimo dell’espropriazione si ha con i disegni di legge delega sulla semplificazione che sono stati presentati in Parlamento dalla maggioranza gialloverde; decreti che si dovrebbe meglio chiamare di “codificazione” perché attribuiscono al governo il potere di riscrivere leggi in campi vasti e diversissimi: dai contratti pubblici all’ agricoltura, dal turismo alla scuola e all’università, nonché stabilire “criteri per l’indirizzo della vita famigliare e l’educazione dei figli”. Una vera e propria espropriazione delle funzioni del Parlamento, funzioni che vengono chiaramente indicate nell’art 76 di quella Costituzione che, salvo smentite, è attualmente viva e vegeta: “L’esercizio della funzione legislativa non può essere delegato al governo se non con determinazione di principi e criteri diretti e soltanto per tempo limitato e oggetti definiti”.
Tale il dettame di una Costituzione nata proprio come antidoto ad una dittatura (quella fascista) che aveva fatto dell’Esecutivo il perno di tutta l’attività legislativa e che aveva tolto alle Camere qualsiasi potere di dibattito e modifica delle proposte di legge.
Un ritorno voluto ai sistemi fascisti? Noi sinceramente non lo crediamo, probabilmente si tratta solo della faciloneria e dell’arroganza tipica di questa maggioranza. Ma ciò non toglie che la suddivisione dei poteri e l’equilibrio tra di loro (la famosa “balance of power”) sia una degli elementi fondanti di quella democrazia che è uno dei valori essenziali della civiltà occidentale.
di Angelo Gazzaniga