I centri per l’impiego dovrebbero essere il motore della riforma, finiranno per esserne la zavorra.
Nelle intenzioni, Il reddito di cittadinanza dovrebbe servirsene per far trovare lavoro a chi non ce l’ha; dovrebbero essere il vero cuore della riforma, il mezzo idviduare effettivamente le offerte e gestirle.
Ma che cosa sono e come funzionano?
In Italia i centri sono 552 e, con le sedi distaccate, diventano 840. I loro addetti son 8189 e i risultati sono a dir poco penosi: solo il 3% delle domande trova riscontro: cioè solo 3 dei 100 disoccupati che si rivolgono ai centri trovano lavoro.
Ma non sono solo questi 8000 e passa a occuparsi della ricerca: la stessa Anpal (Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro; ex Italia lavoro) stipendia più di 1000 persone. Ad esse vanno aggiunti gli impiegati di tutte quelle società pubbliche che agiscono nello stesso campo: solo in Sicilia ci sono migliaia di addetti per la formazione al lavoro (che non c’è…).
Ad essi dobbiamo aggiungere i 6000 “navigator” che andranno ad affiancare l’attività dei centri per l’impiego.
Visti i risultati sinora ottenuti, c’è da credere che gli unici veri assunti saranno proprio questi: gli impiegati dei centri…
Chiunque dotato di normale buon senso avrebbe pensato di mettere ordine nei centri per l’impiego e di farli funzionare prima di lanciare il reddito di cittadinanza.
Già, ma ci sono le elezioni in arrivo e quello che davvero importa è andare in televisione a mostrare la tessera che darà accesso ai contributi, dire che si dà un lavoro quando si dà un semplice sussidio eccetera; il compito di far funzionare la macchina spetterà ai prossimi governi …
Ecco la differenza, come già sosteneva De Gasperi, tra l’uomo di governo (che pensa al futuro del Paese) e il politico (che pensa al proprio futuro).
Come ovviare (almeno parzialmente) a tutto questo?
Libertates ha da sempre proposto il sistema elettorale maggioritario uninominale con primarie certificate e obbligatorie; cosa c’entra, direte voi: ebbene è l’unico sistema elettorale che permette all’elettore di scegliere i candidati, votare il loro programma e soprattutto giudicarli alla fine del mandato. Solo in questo modo io elettore so chi ho mandato al parlamento come mio rappresentante, quali promesse ha fatto in campagna elettorale, e ricandidarlo se le ha mantenute davvero.
di Angelo Gazzaniga