Controllare che le banche e la finanza non commettano reati o mettano in discussione la stessa stabilità di uno stato è non solo possibile, ma doveroso. Ma la politica non deve intromettersi nelle scelte
Con grande entusiasmo Salvini e Di Maio hanno varato una nuova commissione per banche, finanza, crisi bancaria. Non si tratta di una commissione d’inchiesta, con il compito di far chiarezza su fatti e meccanismi del sistema bancario (come quella presieduta da Casini e finita in una bolla di sapone); ma di una vera e propria commissione inquirente con i compiti e i poteri di una superprocura, una specie di authority su tutto il mondo della finanza.
Perché è inutile? Perché sappiamo bene quali sono state le manchevolezze e le storture che hanno portato a certe situazioni: un sovrapporsi caotico e imprecisato di competenze tra Banca d’Italia e Consob (“io l’avevo detto, ma non avete dato il necessario peso; non rientra nei miei compiti specifici” eccetera); una magistratura lenta e assente (ci sono state denunce ed esposti finiti regolarmente nel nulla; i grandi responsabili dei crack, Berneschi e Zonin per citarne due, sono serenamente liberi in attesa di un processo che chissà quando si farà …); organi di controllo quali sindaci e revisori dei conti assenti se non complici (attesi a controllare spesso la sola regolarità formale dei bilanci).
Perché è dannosa? Perché introduce un potere di controllo e quindi di gestione occulta sulle aziende del credito e sugli enti finanziari; una specie di spada di Damocle della politica su un settore fondamentale dell’economia.
Cosa si sarebbe dovuto fare allora?
Quello che da sempre Libertates va suggerendo:
- semplificare e ridurre la massa di leggi che regolano queste competenze: se ognuno ha chiari quali sono i suoi compiti, ha altrettanto chiare quali sono le responsabilità
- rendere efficiente e rapida la magistratura: in tutti questi crolli bancari ci sono state responsabilità penali non solo dei massimi responsabili, ma anche dei quadri:
truffa, falso in bilancio, false comunicazioni alla Banca d’Italia sono tutti reati commessi per la durata di vari anni, spesso denunciati con esposti senza che nulla si sia mosso. Si cominciano ora i processi per fallimenti di anni fa: altro che chiudere la stalla quando i buoi sono scappati, questi buoi sono già morti… - affidare tutto il controllo a un solo ente con poteri non solo formali, ma soprattutto sostanziali, in modo da renderli più efficienti e più rapidi, ma soprattutto più incisivi. Altrimenti continueremo ad avere comunicazioni alla clientela oscure e soprattutto fuorvianti, senza che alcuno possa davvero controllare la rispondenza di quanto offerto.
Sarebbero modifiche strutturali a costo zero e di sicura efficienza per il futuro, senza doverci affidare ad una commissione che finirà per avere scopi politici e propagandistici lasciando i problemi insoluti.
di Angelo Gazzaniga