In questi giorni di emergenza coronavirus stiamo assistendo , o meglio ci stiamo rendendo conto, di un rovesciamento di alleanze in corso.
Da chi vengono gli aiuti all’Italia in difficoltà? Non certo dalla cosiddetta “solidarietà atlantica”: dagli USA non è arrivato nulla, né aiuti medicali, né aiuti di altro genere e neppure una parola di incoraggiamento: solo un unico, misero aereo inviato da un’associazione religiosa privata. Come amavano dire i vecchi giornalisti “un silenzio assordante”.
Non molto dissimile il comportamento di certi Paesi europei: alcuni (Olanda) tergiversano sugli aiuti economici indispensabili, altri (Polonia, Repubblica Ceca) addirittura bloccano spedizioni di materiale sanitario destinato (e comprato) all’Italia.
Gli unici aiuti tangibili sono venuti da Stati totalitari lontani: medici da Cuba, aerei di prodotti medicinali dalla Russia e soprattutto aiuti di ogni genere dalla Cina. Al punto che in alcuni ospedali della Lombardia sui pennoni all’ingresso accanto al tricolore ci sono le bandiere rosse con le 5 stelle gialle della Repubblica cinese.
Addio bei tempi del Piano Marshall quando assieme a una grande quantità di aiuti che ha fatto rinascere un’Italia prostrata dalla guerra sono arrivati anche i principi di libertà e democrazia e soprattutto l’amicizia e la vicinanza di una grande nazione quale l’America.
Perché è innegabile che gli aiuti non abbiano solo un intento umanitario: non vorremmo che alla “solidarietà atlantica” si sostituisse una “solidarietà pacifica”; al Piano Marshall la Via della Seta.
Già adesso si vedono qua e là riferimenti a un modello da seguire non solo per la lotta al coronavirus, ma anche per la ripresa economica: il modello cinese.
Cha Dio ce ne scampi: non dimentichiamo che quello cinese è un regime dittatoriale, che applica la pulizia etnica nei confronti di tibetani e uiguri, non conosce la democrazia e le libertà individuali e che, nel campo del coronavirus, ha la grossa responsabilità di aver taciuto per mesi la diffusione del contagio.
Aiuti grazie mille, ma esempi da seguire: no grazie!
di Angelo Gazzaniga