Non c’è dubbio che le ultime notizie sul comportamento dei dirigenti della società Autostrade abbiano sollevato un velo sul mondo delle concessioni statali: un velo che, tra l’altro, era già stato stracciato da tempo.
Che le concessioni in Italia siano un grosso problema non lo scopriamo ora e quelle autostradali ne sono un paradigma:
- sono state concesse senza una vera gara, più nell’esigenza di fare cassa che di garantire una migliore gestione
- sono state secretate in parte, soprattutto per quanto riguarda la parte economica, rendendo di fatto impossibile ogni controllo da parte di esterni all’amministrazione
- sono state “concesse” per periodi tempo lunghissimi, decine di anni, rendendole di fatto un monopolio a garanzia statale
- l’attività di controllo sulla manutenzione è stata affidata a società affiliate alla stessa concessionaria
Ovvio risultato di questa situazione: si sono create rendite di posizione miliardarie, si sono fatti risparmi sulle manutenzioni (o addirittura non sono state fatte) per aggiungere guadagni ai guadagni, si sono addirittura create situazioni di aperta violazione alla legge senza che nessuno abbia mosso un dito…
Se passare la gestione allo Stato sarebbe una soluzione addirittura peggiore (basti pensare alla gestione Anas delle altre strade!) ci sarebbero però altre possibilità per gestire le concessioni.
Si potrebbe ad esempio rendere le concessioni contendibili: ogni tot anni (massimo dieci) si rinnovano le gare aprendo alla concorrenza di altri. Ovviamente in questo caso chi subentra dovrebbe riconoscere quanto già investito dal precedente concessionario e non ancora ammortizzato.
Inoltre si potrebbe delegare il controllo sulla manutenzione e sulla sicurezza a un ente terzo che sia anche responsabile della propria attività (come l’Enac per i vettori aerei).
Tutte le parti del bando di gara e della concessione relativa dovrebbero essere pubbliche.
Non sarebbero riforme impossibili, ma anzi peculiari di uno Stato moderno, efficiente e liberale: a quando l’Italia?
di Angelo Gazzaniga