Alcune considerazioni fatte da chi il giornalista avrebbe voluto farlo da sempre, ma a cui i casi della vita hanno fatto scegliere un’altra strada…
Quando negli anni ’70 frequentavo l’Istituto Gonzaga di Milano io e alcuni miei amici abbiamo fondato un giornale scolastico che veniva distribuito soprattutto tra noi studenti delle superiori.
In una scuola privata, come il Gonzaga di allora, i temi politici venivano solo sfiorati, al contrario delle scuole pubbliche in cui imperava una visione di sinistra, spesso estrema.
Questa passione per il giornalismo mi è sempre rimasta e continuo a coltivarla, scrivendo per Libertates, anche se già da studente dovetti occuparmi dei negozi di abbigliamento di famiglia.
Già da giovane mi piaceva molto leggere quotidiani e settimanali quali “Panorama”, “il Mondo” o anche “L’Espresso”, di cui però non condividevo spesso la linea.
Una volta addirittura il mio professore di italiano convocò mio fratello per informarsi e informarlo che leggevo determinata stampa, anziché i fumetti come tutti i miei compagni di classe.
Dato che questa passione non mi è mai sfumata negli anni, ho apprezzato negli anni tanti giornalisti da Enzo Biagi a Indro Montanelli o Paolo Mieli. Ho seguito sin dalla fondazione “il Giornale” di Montanelli su cui mi è stato possibile pubblicare alcuni articoli e alcuni scritti nella pagina della cultura.
Ora, seguendo varie trasmissioni di politica o intrattenimento, devo dire che mi piace particolarmente Corrado Augias di cui apprezzo, pur non condividendo alcune sue opinioni politiche, la signorilità nell’esporre le proprie idee. Ricordo a tal proposito quando, in una trasmissione da lui condotta assieme ad un monsignore (di cui non ricordo il nome) ha affermato che, secondo lui, san Francesco era un uomo disturbato.
Un altro giornalista, lui pure lontano dalle mie idee, che apprezzo particolarmente è Piero Sansonetti, iper garantista a pari di me.
Ma ormai purtroppo la categoria è troppo spesso infangata e compromessa da pseudo professionisti al soldo di giornali poco o per nulla obiettivi.
Senza nulla togliere alla categoria, preferirei chiamarli “giornalai”
di Alessandro Prisco