Ci vuole piu’ ottimismo

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Nel 1945 dopo la fine dell’ultima guerra l’Italia era in una situazione disastrosa. Città bombardate, fabbriche distrutte o gravemente danneggiate, tanti senza casa, strade e ponti inagibili, linee ferroviarie interrotte, crisi economica, disoccupazione ai massimi e ripresa dell’emigrazione, tante famiglie in lutto, attriti tra cittadini per diversi comportamenti nella guerra di liberazione e, a livello politico, un durissimo scontro tra partito comunista e democrazia cristiana con relativi alleati.
Ma, come brace che ridà il fuoco, vi era un comune denominatore : la voglia di ricostruire il paese e l’ottimistica certezza che ci si sarebbe riusciti con l’aiuto della classe politica che comprendeva anche uomini e donne che per i loro ideali, i loro valori avevano rischiato la vita, erano stati in prigione o al confino. (Il paragone con i politici attuali è superfluo).
E dopo qualche anno arrivo’, riconosciuto da tutti, il cosiddetto miracolo economico italiano.
Ma allora la situazione catastrofica del paese era sotto gli occhi di tutti, coinvolgeva tutti, mentre ora la mediocrità della politica, la burocrazia, l’economia in nero ed altro sono noti a molti, ma la maggior parte degli Italiani vi si è, pessimisticamente, rassegnata.
Chi ha il privilegio di essere letto ed ascoltato dovrebbe invece ridare ai politici e ai cittadini la grinta per superare quei problemi e risvegliare un costruttivo ottimismo che dovrebbe essere implicito in un paese importante come l’Italia.
Che ha un Pil ( prodotto interno lordo) che è all’ottavo posto nel mondo. Che è la seconda potenza manifatturiera europea. Che ha il piu’ importante patrimonio artistico del mondo ed è la prima per enti e competenze per il loro restauro. Che primeggia nell’industria metalmeccanica in alcuni settori della quale è la prima o tra i primi, ma è certamente prima per le sue automobili sportive che hanno un marchio conosciuto in tutto il mondo.
Con un’industria alimentare i cui prodotti sono molto apprezzati in vari paesi. Che è prima nel settore moda.
Che dà lavoro o attira per risiedervi oltre cinque milioni di stranieri. Che vanta un’alta percentuale , forse la maggiore, di cittadini che operano nel volontariato E tanto altro.
I succitati problemi irrisolti sono un’inezia rispetto a quanto hanno creato e stanno creando gli Italiani. Il buonsenso vorrebbe che quei problemi irrisolti venissero affrontati e cancellati al piu’ presto.
C’è qualcuno deciso a dar fuoco al flogisto dell’ottimismo ?

di Ettore Falconieri

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