Il tentativo di ridurre la spesa pubblica di un’amministrazione sempre più bulimica e inefficiente sta nuovamente naufragando di fronte al buco nero rappresentato dalla spesa degli enti locali.
Se infatti la spesa dello Stato attraverso spending review varie e tagli più o meno indiscriminati riesce ad essere contenuta, le spese degli enti locali sembra sfuggire ad ogni controllo
Dalle ultime statistiche esistono in Italia circa 8000 società od enti pubblici: cioè gestite e di proprietà di enti locali.
Si tratta di un numero colossale: basti pensare che ad ognuna corrisponde un presidente, un consiglio di 3/5 membri (quando sono pochi), una struttura amministrativa.
Tradotto in cifre: 8000 presidenti, 40000 consiglieri e un numero almeno doppio di funzionari ed impiegati: cifre superiore al personale impiegato da Fiat o Trenitalia…
Ebbene: circa l’80% di questi enti forniscono servizi ad un unico cliente: in soldoni sono società del Comune che forniscono servizi al Comune stesso: servizi che il Comune potrebbe (o meglio dovrebbe) gestire in proprio.
Tutto questo con un unico scopo: sfuggire ai controlli previsti per enti pubblici quali i Comuni, possibilità di far debiti senza incorrere nella scure del Patto di Stabilità, ma soprattutto fornire posti ben remunerati ad amici, parenti, politici trombati…
Anni fa in un impeto (raro) di correttezza amministrativa è stata fatta una legge che imponeva alle società che fornivano più dell’80% dei servizi ad un unico fornitore (cioè al loro stesso proprietario) di fondersi con il comune stesso.
Un esempio di come senza alcuna spesa si potrebbero tagliare costi (diciamo) improduttivi
Ebbene sino ad ora tutto continua senza variazioni: prima mancava il regolamento esecutivo, poi sono state concesse proroghe su proroghe. Nel frattempo i Comuni più furbi hanno suddiviso i servizi: ad esempio da una ditta se ne sono fatte tre per tre comuni diversi: una fornisce l’acqua a tre comuni, un altra la raccolta rifiuti per gli stessi tre, un’altra il servizio di vigilanza agli stessi tre; così si è aggirata la legge e le società sono rimaste tali e quali.
Occorre una chiara scelta politica e il coraggio di affrontare queste situazioni: solo con un federalismo fiscale in cui i cittadini possano davvero controllare come vengono spesi i loro soldi e deciderne l’uso si potrà uscire da una situazione così intricata. E scandalosa.
Angelo Gazzaniga