“Abbiamo portato la sinistra italiana per la prima volta nella sua storia al governo del Paese”. La frase non è di Pietro Nenni o di Bettino Craxi, che avrebbero avuto buone ragioni per pronunciarla, ma di Massimo D’Alema, ex esponente di spicco del Pci e poi di Pds, Ds e, infine, Pd. La cosa divertente è che poco prima, nel suo intervento alla trasmissione televisiva Agorà, D’Alema aveva definito Matteo Renzi un ignorante, facendo ricorso alla spocchia che lo ha sempre contraddistinto. In pratica, D’Alema prima dà dell’ignorante a un avversario politico e poi dimostra invece di essere lui il vero ignorante, sostenendo di aver portato la sinistra italiana per la prima volta al governo nel 1996. Ma non è così. Qualcuno, forse, avrebbe dovuto ricordargli che già nel lontano 1963 il socialista Pietro Nenni era vicepresidente del Consiglio e il Psi al governo. E se questo non bastava, allora qualcuno avrebbe dovuto rinfrescargli la memoria, spiegandogli che, mentre lui accompagnava il compagno Enrico Berlinguer in visita a Mosca ai funerali di Andropov, un certo Bettino Craxi era leader del Partito socialista italiano e presidente del Consiglio.
Chissà forse a D’Alema andrebbe fatto un breve corso di storia del XX secolo e spiegato che la sinistra non è solo quella comunista. C’è stata anche una sinistra socialista e liberale, anche se gli eredi del Pci hanno fatto di tutto per seppellirne la memoria e condannarla all’oblio. Quando gli esponenti del Pci nostrano si rivolgevano ancora a Mosca con il cappello in mano (fino in pratica al 1989), c’era un’altra sinistra che già da decenni aveva condannato i crimini dell’Unione Sovietica e capito che un vero modello di sviluppo doveva passare per la conciliazione di due parole: uguaglianza e libertà.
Flavio Stilicone