Dopo l’incendio all’ospedale di Tivoli si è scoperto che in quel nosocomio mancava di tutto: dagli estintori, agli allarmi antincendio, dalle porte tagliafuoco, alle squadre di pompieri interni. Si è subito accusata la mancanza di fondi, eterno problema della salute in Italia, ma non è del tutto vero: esiste in Italia un fondo dedicato all’edilizia ospedaliera (detto “articolo 20” nato con una legge del lontano 1988) che ha messo a disposizione 24 miliardi proprio per questo scopo. Ebbene, sino ad ora ne sono stati utilizzati solo 14 (cioè il 58%). Perché?
Prevalentemente per ragioni burocratiche: molte regioni faticano addirittura a presentare progetti e indire le relative gare: fare lavori in ospedali mentre sono in esercizio richiede una complessità e una competenza spesso al di là di quella di funzionari adatti a sbrigare per lo più pratiche di routine; e poi, diciamolo pure, firmare atti comporta un rischio di venir accusati di qualche reato o di dover pagare multe o penalità varie.
Occorre quindi non tanto avere maggiori finanziamenti per l’edilizia sanitaria (anche se l’Italia è agli ultimi posti in Europa) quanto avere leggi poco numerose, semplici, chiare con regolamenti altrettanto facilmente interpretabili che facilitino anziché ostacolare l’attività di chi vuol fare.
Non costerebbe nulla, solo andare contro quel moloch che è la burocrazia italiana
di Angelo Gazzaniga