IL DIRITTO ALLA SALUTE E’ KEYNES. MA GIORGIA E’ CONTRARIA A KEYNES

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“Una nazione seria deve ricordarsi che non è lo Stato che produce ricchezza, ma le aziende con i loro lavoratori; quello che compete allo Stato è mettere le persone in condizione di lavorare al meglio, per poi poter avere una parte della ricchezza prodotta e redistribuirla”
Giorgia Meloni, 12 marzo 2024

Ci vuole il comico Maurizio Crozza, keynesiano a sua insaputa, per accorgersi che il Sistema Sanitario Nazionale sta naufragando. La premier Giorgia Meloni è responsabile? No, non è la responsabile del quasi default della sanità italiana ma dà il suo contributo alla distruzione dei nostri ospedali perché è contraria – senza se e senza ma – alla spesa in disavanzo. Un’idiozia in piena regola. Stupidità politica. Perché è contraria alla spesa in disavanzo? Semplice: perché non c’è Keynes nel suo orizzonte, meglio ancora nel suo background. Se glielo dici, si offende. Ma le persone piccoloborghesi si offendono se osi criticarle. Si tratta di un’arroganza senza fine, che ha un solo esito possibile: il Titanic dell’Italia, e le dimissioni della Sorella d’Italia nelle mani del Capo dello Stato Sergio Mattarella. Quando? Appena si verifica lo shock dei mercati. Perché le Borse devono andare in panne? Siamo alla fine di un’epoca, e presto si abbatterà la crisi perfetta dal 1929. Carlo Cottarelli, un curatore fallimentare per statista, è in pole position; hybris per nemesis: la premier, in piena sindrome di Stoccolma con Matteo Salvini, non ratificando il Mes ancorchè perfettibile, paralizza l’Europa esponendola allo scacco matto della speculazione. Attendo questo momento da quando ho 13 anni. Maurizio Crozza, a Fratelli di Crozza: “Come state, fratelli, tutto bene?… Voi state bene? Salute com’è? Perché io vi voglio forti; mi raccomando, continuate così perché non è il momento di ammalarsi; io ve lo dico, perché la sanità è in affanno, l’Italia spende la metà di Germania e Francia; bene, si vede che noi italiani stiamo meglio, non abbiamo bisogno di cure. Ci protegge di più la dieta mediterranea col salame e il gorgonzola. Vero; siete loquaci stasera, è bello, mi piace. Purtroppo le regioni non la pensano così, e due giorni fa hanno lanciato l’ultimo allarme: “Sanità, l’ultimatum delle Regioni: “Stop ai tagli o andremo alla Corte Costituzionale”; lo dicono alla mamma, però qualcosa sulla salute nella Costituzione ci sarebbe. Costituzione della Repubblica Italiana articolo 32: la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”; si, va be, ma la Costituzione ne dice tante, cazzo; è un libro vecchio, la Costituzione, ormai non è più aggiornato; come si fa a basarsi su delle istruzioni scritte settantacinque anni fa… Ma poi, di cosa stiamo parlando? La Costituzione ne butta lì a mucchi; come quella puttanata che l’Italia ripudia la guerra; ma figuriamoci, ormai sono concetti anacronistici. (Fatto Quotidiano, ndr): “L’Italia spenderà 29 miliardi in armi: ne sarebbero bastati 5 per migliorare la nostra sanità, che comunque vuol sempre dire spenderne 24 per le armi; io sono un comico semplice, vecchio stampo; in casa ho ancora un telefunken, ma vi giuro che non capisco; quindi, non badate a quello che dico: avrebbe un minimo di senso, sai, se lo dicessero dei premi Nobel, ma non io; l’hanno detto?” (e in sala scoppiano a ridere, ndr). Sia detto di passata: la democrazia dell’applauso, a me, non piace e meno ancora lo spessore ligure dei coniugi Crozza. “Più soldi alla sanità pubblica, appello di Nobel e scienziati… Ma guarda dove arriva la scienza!”. Crozza fa ridere senza ridere, ma la nostra premier non vuole dare i soldi alla sanità con la superiorità delle uscite sulle entrate. Se in Inghilterra ci sarà a breve la “distruzione creatrice” dell’economia + investimenti pubblici, come è reso evidente dal reportage di Antonello Guerrera per Affari e Finanza dell’8 aprile 2024 “In rosso le università del Regno” mentre Cambridge e Oxford rischiano di chiudere, in Italia non si pratica nemmeno la spesa in disavanzo che l’insufficienza socioeconomica in progressione richiede.
Può Giorgia addurre la giustificazione che non ci sono soldi? Ma scusate, la spesa in disavanzo si fa se ci sono i soldi? Credetemi che c’è da avere paura: se non si interviene adesso, ci sarà una catastrofe. Temo che in questo caso – complice l’estremo disincanto di chi scrive – sindrome di hybris meloniana e povertà andranno a braccetto. Poi accadrà qualcosa di più grave: la democrazia non reggerà l’urto della fame. Nell’analisi di domenica 7 aprile 2024 “Il diritto alla salute” pubblicata su “la Repubblica” di Maurizio Molinari (alle prese con una ribellione del comitato di redazione, che ha denunciato sulle pagine dello stesso giornale un presunto intervento censorio del suo direttore su Giovanni Pons per un articolo non gradito a John Elkann), Linda Laura Sabbadini lancia un grido nel deserto, e il miraggio è Keynes. Ma è soltanto un’illusione: “7 aprile, Giornata mondiale della Salute, istituita per ricordare la fondazione dell’Organizzazione mondiale della Sanità nel 1948. Quest’anno il tema è il diritto alla salute, un diritto fondamentale, come dice la nostra Costituzione. Salute per tutti, nessuno escluso, né discriminato dal censo o dalle risorse economiche disponibili. Il diritto alla salute è anche in Italia fortemente compromesso. Ce lo hanno ricordato 14 scienziati, solo pochi giorni fa. Ce lo ha rammentato la Corte dei Conti. E anche le regioni del nostro Paese. Sì, perché il nostro Servizio sanitario nazionale non riesce più a trasformare il diritto alla salute da formale a sostanziale, esigibile per tutti. Il circuito prevenzione-cura-riabilitazione, su cui si era basata la grande riforma sanitaria del 1978, si è spezzato sotto la scure dei tagli. Il pagamento a proprie spese delle cure sta diventando l’unica possibilità per i cittadini che possono permetterselo di ovviare alle liste d’attesa. E gli altri? E la prevenzione che dovrebbe essere al centro delle nostre strategie? Dimenticata, sacrificata. E le promesse di quattro anni fa, in piena pandemia? E le numerose assunzioni di infermieri, medici, tra i più vecchi nei Paesi Ocse, che tutti dicevano essere necessarie?”. Bisogna andare a debito, e hai il “miracolo economico”; la mancanza del miracolo è l’inferno. “E la rivisitazione dei loro stipendi, più bassi che negli altri Paesi avanzati e che spingono ad emigrare? Possibile che la nostra spesa sanitaria sia ancora sotto al 7% del Pil e prevista al 6,2% per il 2025, quando in Francia e Germania è intorno al 10%?”. Possibile, se non si fa la spesa in disavanzo. Ma la Francia ha avuto Mitterrand, l’Italia Bettino Craxi.

“La spesa sanitaria deve rispondere ai bisogni del Paese. Se aumenta l’inflazione una parte dell’incremento della spesa sanitaria pubblica, in valore assoluto, è dovuta all’aumento dei prezzi di beni e servizi che vengono acquistati dal Ssn, non si traduce automaticamente in crescita dei servizi per i cittadini. Se aumenta l’invecchiamento della popolazione, crescono i bisogni di cura e riabilitazione. E allora bisogna incrementare la spesa per garantire una risposta di qualità per tutti e in particolare per i più fragili. Non si può rispondere investendo cifre irrisorie per gli anziani più fragili, come è stato fatto con il decreto attuativo della legge 33 del 2023 sulla non autosufficienza.”
Si risponde investendo cifre irrisorie, perché non si va a debito.

“Ho letto con interesse l’intervento di monsignor Paglia su Repubblica che criticava i commenti usciti sul giornale sulle risposte governative al problema della non autosufficienza. Lo invito però a leggere attentamente tali commenti. La critica riportata sul giornale è relativa al decreto attuativo e non alla legge 33. Perché il decreto che dovrebbe attuare la legge non attua, ma rinvia la riforma a chissà quando e a innumerevoli decreti dei ministeri. E usufruisce di fondi già stanziati in precedenza sulla non autosufficienza e sulla povertà.” La povertà si contrasta con la creazione di denaro, non con i soldi che ci sono già e che non bastano.

“La rivoluzione nell’approccio verso un welfare di comunità, sulla cui importanza non c’è da dubitare, non è fattibile senza risorse umane e finanziarie. Scordiamocelo. I miracoli che hanno fatto medici e infermieri sotto la pandemia non sono ripetibili. Sta nelle responsabilità di chi governa trovare le risorse necessarie e indirizzarle in modo equo sulla salute dei cittadini italiani. Al momento non lo si sta facendo. Nella legge 33 era prevista, giustamente, la programmazione socio sanitaria, è vero, ma nel decreto attuativo è stata cancellata. Ed è venuta meno anche la domiciliarità di “durata e intensità adeguate” prevista dalla legge 33. E poi basta con questo approccio basato sulle sperimentazioni. Abbiamo sperimentato fin troppo. Rischiamo che diventi un alibi per giustificare la mancanza di investimenti e di fondi. Abbiamo bisogno di avviare politiche serie, proprio come ci dice la riforma. E non solo per i poverissimi con 6 mila euro di reddito Isee, ma per tutti coloro che ne hanno bisogno. Ricordo che gli anziani in gravi difficoltà nella vita quotidiana secondo l’Istat sono 3 milioni 800 mila e 1 milione 200 mila sono gravi con più di 75 anni senza aiuto. A loro il governo manda un messaggio di rinvio, che per persone in là con gli anni appare una beffa. A loro e ai cittadini servono risposte concrete, serve come dicono i 14 (è elegante Linda Laura Sabbadini a non chiamarli scienziati, ndr) procedere nell’attuazione di un piano straordinario.”

Procedere nell’attuazione di un piano straordinario significa spendere i soldi che non ci sono.
Giorgia, ma com’è che lo devi capire?
Gran testa di melone …

di Alexander Bush

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Alexander Bush
Alexander Bush, classe '88, nutre da sempre una passione per la politica e l’economia legata al giornalismo d’inchiesta. Ha realizzato diversi documentari presentati a Palazzo Cubani, tra questi “Monte Draghi di Siena” e “L’utilizzatore finale del Ponte dei Frati Neri”, riscuotendo grande interesse di pubblico. Si definisce un liberale arrabbiato e appassionato in economia prima ancora che in politica. Bush ha pubblicato un atto d’accusa contro la Procura di Palermo che ha fatto processare Marcello Dell’Utri e sul quale è tuttora aperta la possibilità del processo di revisione: “Romanzo criminale contro Marcello Dell’Utri. Più perseguitato di Enzo Tortora”.

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