La burocrazia è elemento necessario dello stato, la struttura che lo fa funzionare; per questo è necessaria e occorre che funzioni al meglio: non può esistere uno stato veramente moderno senza una burocrazia efficiente.
Per una vera riforma della burocrazia occorre intervenire non solo su uomini e carriere, ma anche su strutture e norme.
CAPITOLO I: UOMINI E CARRIERE
La burocrazia dell’Ottocento è si è basata soprattutto sulla fedeltà dei propri membri.
Ne erano cardini la garanzia del posto (si veniva espulsi sono per fatti gravissimi o per indegnità), prestigio sociale (ogni membro godeva di rispetto e autorità presso i cittadini) e l’anzianità (eccetto che ai massimi livelli si veniva promossi per anzianità, cioè chi era entrato in carriera prima o aveva raggiunto prima quel grado aveva automaticamente diritto alla promozione).
È questo un approccio ormai più che desueto: dalla metà del secolo scorso ogni ufficio ha gestito i propri membri in base a criteri di efficienza e di valutazione dei singoli: fa carriera chi lavora meglio (non di più) e garantisce migliori risultati.
Applicare questo principio alle strutture della burocrazia statale non è né facile né semplice: ma è una strada obbligata
Un esempio ne è la magistratura: non è semplice stabilire criteri di valutazione, ma affermare che in questo modo si lede l’autonomia e la creatività di un giudice è francamente eccessivo. Abbiamo esempi di giudici che si vedono rovesciate in appello buona parte delle proprie sentenze o che impiegano anni per scrivere una motivazione, ma che comunque continuano ad avanzare nella propria carriera.
di Libertates