In perfetto orario ecco che arriva in Sicilia la siccità.
Animali che muoiono di sete, campi riarsi, acqua contingentata e distribuita a ore, ad Agrigento già le prime fughe di turisti; sarebbero situazioni allucinanti se non avessero l’aspetto del deja.vu.
Sono decenni che si ripete la stessa storia con le stesse motivazioni: invasi mai collaudati oppure invasi dalla fanghiglia e mai ripuliti, acquedotti che hanno perdite intorno al 50% della portata, allacci abusivi, autobotti scarse e a costi proibitivi…
Si rinnovano, ovviamente, anche le stesse richieste: provvedimenti d’emergenza, sussidi a milioni (la Regione ha già chiesto un sussidio di 850 milioni), ricorso a privati, spesso infiltrati dalla mafia con costi stellari.
Ma è possibile che non sia mai fatto niente quando nello stesso tempo, ad esempio, gli israeliani hanno irrigato vaste porzioni di deserto?
È un’immagine plastica e drammatica di un’inefficienza e di uno sfacelo che riguarda tutto un certo modo di gestire la spesa pubblica: assunzioni clientelari (per non dire malavitose) e quindi enti pubblici e comuni con personale tanto in eccesso quanto inutile; spese spesso fuori controllo per iniziative utili agli amici o a creare clientele; controlli inesistenti o puramente formali; burocrazia soffocante e occhiuta quanto inefficiente, ricorso a sussidi utili a creare consenso immediato anziché affrontare opere necessarie ma con ritorni in tempi lunghi.
La fotografia di un modo di gestire la cosa pubblica totalmente agli antipodi di quella che dovrebbe essere una gestione moderna ed efficiente.
A questo punto sorge una domanda: siamo proprio sicuri che il tanto ostacolato federalismo (anche quello confuso e pasticcione proposto adesso) non possa essere la molla per uscire da una situazione altrimenti irria solvibile e un’opportunità anziché una condanna per queste Regioni tanto penalizzate e tartassate da questo modo di fare politica?
Vedere e gestire le situazioni in modo per quanto possibile positivo e costruttivo, come un’occasione da non perdere e non come la solita triste e inconcludente occasione di protesta e di richiesta di sussidi che lasciano il tempo che trovano e che non risolvono e non migliorano la situazione.
Sono queste norme che in una democrazia davvero compiuta prevedono lunghe gestazioni, approfondimenti e confronti anche serrati tra le parti, ma sempre con l’obiettivo di costruire qualcosa di duraturo e di efficace per lo sviluppo del Paese; non norme confuse e raffazzonate con meri scopi elettorali o di contentino per una parte.
Sono quei comportamenti che mostrano la differenza tra i politici (che hanno a cuore il futuro del proprio Paese) e i politicanti (che pensano solo al loro successo personale): a quale categoria vogliamo appartenere?
di Libertates