Ennesima tragedia del lavoro clandestino.

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Questa volta si tratta di un immigrato “clandestino” indiano che ha perso un braccio per un incidente sul lavoro, abbandonato davanti alla propria abitazione con il braccio staccato messo in una cassetta e poi morto due giorni dopo.
Inevitabili i corollari: indignazione sui mass media, promessa di provvedimenti severi da parte delle autorità, inchiesta della magistratura, manifestazione in piazza ecc. ecc.
Il tutto secondo copione ma, passata la buriana, tutto torna come prima: i provvedimenti si perdono per strada o hanno lo stesso effetto delle grida manzoniane, i processi si estinguono per prescrizione, la notizia scompare dai giornali…
Ma se si vuole davvero contrastare il caporalato e lo sfruttamento di questi immigrati irregolari che vengono trattati come autentici schiavi si dovrebbero prendere provvedimenti seri che incidano davvero su un fenomeno di una gravità inaudita

  • controllare i passaggi della filiera dei prodotti agricoli: non è possibile che prodotti che sono in vendita sui banchi a 2€ al chilo vengano pagati al produttore 20 o 30 centesimi. Il produttore a questo punto o chiude o ricorre, spesso, a metodi illeciti. C’è una successione di passaggi infinita in gran parte in mano alla criminalità organizzata
  • organizzare meglio tutta la normativa dei permessi di soggiorno e di lavoro: renderli più facili e semplici per coloro che vogliono lavorare (pagando tra l’altro contributi e tasse) e perseguendo in modo più severo gli autentici clandestini (cioè coloro che non hanno nessuna intenzione di cercare un lavoro)
  • contrastare in modo più efficiente e stringente il caporalato: non è possibile che chi riceve sussidi di ogni tipo e genere non sia in regola. Sarebbe sufficiente, per esempio, controllare la corrispondenza tra giro d’affari dichiarato e numero di dipendenti. L’imputato in questo caso dichiarava di lavorare senza dipendenti, aveva due trattori e riceveva migliaia di euro i sussidi nazionali ed europei: possibile che nessuno controllasse nulla?

Sarebbero provvedimenti a lungo termine, certo, ma alla fine più utili delle dichiarazioni e dei provvedimenti-tampone che permettono di continuare a far finta di niente.

di Angelo Gazzaniga

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Angelo Gazzaniga
Presidente del Comitato Esecutivo di Libertates. Imprenditore nel campo della stampa e dell’editoria. Da sempre liberale, in lotta per la libertà e contro ogni totalitarismo e integralismo.

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