MASSIMO CACCIARI, LA PASSIONE PER LA REALTA’ NON E’ LA PASSIONE DI GIORGIA

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“Non arriveremo mai a fare la cosa “verità”, ma lo scopo della ricerca della sua affermazione permette di avvicinarsi ad essa, il che è già bello di per sé.”
“Che cosa significa verità. Vorrei”, 12 luglio 2011
Massimo Cacciari

La presidente del Consiglio in quota Fratelli di Salò non ha il background di John Elkann. Le classi sociali esistono. E’ la fondazione Agnelli a presentare il conto al Governo Meloni: “Il Pnrr rischia di essere un’occasione persa”. Perché? E’ la vera domanda. Una parola è chiave: lo “psico-reato di Keynes”. Il fatto è che sia Giancarlo Giorgetti che la nostra “Buongiorno, sono quella stronza della Meloni” sono contrari alla spesa in disavanzo e l’hanno detto usque ad nauseam, così come chi scrive l’ha ripetuto usque ad nauseam. Infatti Ilaria Venturi scrive su “la Repubblica” del 15 maggio 2024: “Uffici tecnici dei Comuni sotto stress per costruire nuove scuole e asili: fine corsa nel 2026. Presidi che allargano le braccia: “Il saldo delle risorse assegnate arriva solo dopo la rendicontazione, che non riusciamo a fare se non dopo mesi perché il carico burocratico ci travolge”. A che punto siamo con i 20 miliardi per l’Istruzione del Pnrr? Un’opportunità, certo, irripetibile per la scuola. Ma non siamo a buon punto: è stato speso a fine 2023 solo il 16, 8% delle risorse assegnate (3,3 miliardi), una percentuale più bassa di quella del complesso del Pnrr (22%).
Con alcune voci che viaggiano più lentamente di altre: il digitale con Scuola 4.0 sfiora il 40% della spesa – poi magari sono droni e solo pc, come raccontato da Repubblica – male le azioni per colmare i divari territoriali, dove sui 1,5 miliardi assegnati sono stati spesi appena 53 milioni, peggio le scuole post-diploma Its Academy ferme al 2,4%. I dati escono dal Rapporto di Fondazione Agnelli e Fondazione Astrid, il primo che tenta di fare il punto nonostante la scarsa accessibilità e trasparenza dei dati. “Quel 16,8% è un risultato oggi insoddisfacente e che preoccupa per il futuro”, osserva Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli. Se si considera che il Mef ha stimato l’effetto cumulato delle misure per l’Istruzione sulla crescita economica 2021-26 in 1,3 punti di Pil “è chiaro che gli interventi per scuola e università sono fra quelli su cui sarebbe necessario spingere di più”. Ma questo Paese non ha la scuola tra le priorità delle politiche, se non a parole. “Il Pnrr aveva suscitato grandi aspettative nel mondo dell’istruzione – insiste Gavosto – sullo stato di attuazione del piano è, però, calato il silenzio. Nostro obiettivo è tornare a parlarne segnalando i rischi: da ciò che non si riuscirà a fare, a riforme svuotate come quella sul reclutamento dei docenti”. Perché il reclutamento dei docenti presuppone in quanto tale la spesa in disavanzo. Non si recluta, per non dover diventare keynesiani. Noi siamo di destra, e a Roma marceremo. O marciremo. Continua Ilaria Venturi, che è bravissima: “Il Rapporto restituisce alcuni approfondimenti sulle misure per l’Istruzione scritte dal governo Draghi e riviste dalla premier Meloni con il ministro Valditara. “Un aggiustamento necessario, ma una volta abbassate le “ambizioni” la preoccupazione è che, nonostante questo, non ce la si faccia e quello che lamentiamo è la mancanza di un’informazione puntuale sullo stato di avanzamento delle singole misure”, osserva Alberto Zanardi, docente di Scienza delle finanze all’Alma Mater e coautore dell’indagine. L’affanno visto dai presidi è nella sintesi di Alessandra Francucci di Andis, l’associazione dirigenti scolastici: “I tempi per realizzare i piani sono ingestibili, è enorme il carico burocratico e per questo le scuole sono indietro con la rendicontazione, facciamo anche fatica a trovare docenti e studenti disponibili per le tante attività messe in campo in così poco tempo”.
Perché non ci sono le “capabilities”. Informazioni in tempo reale. Il ristoratore di Portofino vi dice qualcosa? Quando, in seguito all’articolo di Bettina Bush, sono arrivate decine di telefonate da parte di aspiranti camerieri, è sorto un altro problema: non abbiamo un alloggio dove sistemarci. Infatti manca il piano casa. Ma Giorgetti dice: “Pagheranno le future generazioni”. E’ arrivata Giovanna Melandri a smentirlo. L’articolo di denuncia dell’aprile 2023 a firma di Fabrizio Barca “Capitale sfitta” su Il Fatto Quotidiano vi dice qualcosa? Ma vi risulta che sia stato varato il piano casa? Ilaria Venturi: “Edilizia scolastica. Ha le maggiori risorse assegnate. “Alcuni interventi, come il fondo per le opere indifferibili e l’accordo con Invitalia, stanno aiutando i Comuni a procedere – racconta Loredana Lodi, responsabile Anci dell’edilizia scolastica – ma continuano ad essere stressanti le scadenze intermedie, il personale poi è tutto sul Pnrr perché non si trovano tecnici disponibili per incarichi temporanei e così la manutenzione ordinaria viene trascurata”.

Non si trovano tecnici disponibili perché non ci sono soldi. Non ci sono soldi perché non si fa la spesa in disavanzo. Raramente ho letto un commento lucido come quello di Debora Serracchiani, sulla falsariga di Soros: “Chi sta in questo governo deve rendersi conto che con l’ideologia non si mangia, e che se continuano su questa strada mettono il Paese a rischio di una crisi sociale ed economica senza precedenti. Con la prospettiva di avere la crescita più bassa d’Europa il prossimo anno, la prima manovra tutta “made in Meloni” è un pannicello caldo che non aiuta chi ha bisogno e non dà una vera spinta alle imprese”. De Luca grida nel deserto, non viene ascoltato e poi perde il self-control: “Nidi e materne. A Gragnano, in provincia di Napoli, ieri è stato inaugurato un micronido Pnrr. A Soresina, in provincia di Cremona, il Comune ha già ampliato i posti nel suo asilo. Ma il percorso è stato tra i più accidentati: si è passati da 264 mila a 150 mila posti, da 4,6 a 3,2 miliardi a cui il ministero di recente ha aggiunto 734 milioni per accogliere 27.558 bambini in più e raggiungere l’obiettivo Pnrr. Sono 2.437 i progetti aggiudicati e per il 93% sono iniziati i lavori. “Un segnale positivo – si legge nel Rapporto – Mancano, però, i dati sulle risorse assegnate e sulla spesa sostenuta per ogni progetto, né si conosce la distribuzione territoriale”. Perché non c’è un’Agenzia per la Progettazione, che (senza essere ascoltato) Paolo Cirino Pomicino aveva suggerito al Governo di utilizzare. E’ eccessivo dire che è arroganza?
Infine, la Venturi conclude: “Differenze territoriali. Il governo è corso ai ripari con Agenda Sud, ma intanto pesa la spesa ferma al 3,5% sulle risorse assegnate. “Il meccanismo non permette di fare accordi con il terzo settore e i Comuni, le scuole da sole non ce la fanno”, dice Marco Rossi Doria di “Con i bambini”. Capitolo doloroso, si tratta dei ragazzi perduti dalla scuola.”

Ma con la cultura non si mangia, è la Weltanschauung di Giorgia. Che ha sostituito la mancanza di cultura con lo storytelling; se non c’è istruzione, c’è personalizzazione.
L’economia del nostro Paese è tra gli stati misti: la velocità del Pnrr è asimmetrica rispetto alla negazione ideologica del deficit spending; dunque è un andamento tecnicamente bipolare, con un esito che non sarà molto in là nel tempo. Una grande crisi dei mercati, e qui arriva il bello. La pandemia ha rimescolato le carte e lo status quo è già saltato senza saltare, ma l’Occidente ha bisogno dell’ufficializzazione della sua crisi per voltare pagina; non aver ratificato il Fondo Salva-Stati significa che, in caso di turbolenza dei mercati – che probabilmente ci sarà quest’estate – l’Italia può precipitare in uno scenario da guerra civile. Non potrà mettere in vigore nessuna misura anti-crisi. E allora, la povertà risucchierà in un colpo solo il Paese. L’intera Unione Europea è paralizzata dalla mancata ratifica del Mes: priva di backstop in caso di attacco della speculazione ai debiti sovrani, e l’Italia è vulnerabile. Dunque è attaccabile. Dunque verrà attaccata. Nella puntata di Otto e mezzo “I record di Meloni fra realtà e propaganda”, l’erotizzante Lilli Gruber un po’ Basic Instinct si rivolge a Massimo Cacciari, un filosofo prestato alla politica: “… Giorgia Meloni lo ripete che l’Italia va a gonfie vele, però uno si chiede anche perché in ogni suo intervento, in qualche modo, viene indicato un nemico da abbattere”; “Farei appello a un minimo di onestà intellettuale, da parte di tutti, almeno di tutti quelli che non hanno da vivere dietro l’uno e dietro l’altro: il Paese sui fondamentali va male come prima; prima si citava sanità, scuola. Bisogna ricordare i dati sulla sanità. La sanità pubblica è in una crisi spaventosa; quindi servizi essenziali che dovrebbero essere servizi universali, stanno andando a puttane: scuola, sanità ed altro; gli interventi infrastrutturali, gli investimenti derivanti dal Pnrr latitano; tutti sanno in che stati ci troviamo. Abbiamo preso dei debiti, ci siamo accollati ulteriori debiti, e in gran parte non sappiamo ancora bene su quali progetti investirli: questi sono i dati elementari, per non parlare delle riforme. Riforma della giustizia, eccetera. Sono elementi essenziali per la ripresa di un paese, ed erano anche nel programma della Meloni. Tutto ciò è a carte 48; dopodichè i dati, che prima si citavano, sono veri: l’Italia va meno peggio di altri Paesi, e va riconosciuto; per vari motivi, in parte quelli ricordati da Travaglio, non solo; non c’è certo una ripresa dei salari; i salari italiani, gli stipendi fissi rimangono tra i più bassi, se non i più bassi eccetto la Grecia (anche li ci sono dati obiettivi). Ma non è certo colpa della Meloni; voglio dire, gli elementi di crisi che prima ricordavo, non sono prodotti della Meloni, sono prodotti di un mal governo che dura in Italia da trent’anni a questa parte, da parte di tutti come continuo a ripetere. Ci vuole onestà intellettuale… Tutti i fondamentali, su cui da anni ci ostiniamo discutere, è da lì che occorre ripartire, sono fermi, immobili, coperti da questi exploit ideologici tipo, appunto, il premierato. Coperti da fuffa. Ma questa è la realtà, e bisogna riconoscerla con onestà da una parte e dall’altra.” Un cane abbaia, forse compiaciuto ascoltando Cacciari. Un fatto importante è accaduto, il più importante negli ultimi due mesi: una lettera appello di 50 medici: “Siamo 50 medici che si sono ritrovati dopo 50 anni dalla laurea conseguita all’università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. Siamo stati testimoni, avendo esercitato la professione in ambito ospedaliero, universitario e nei servizi territoriali, dell’intero arco della riforma sanitaria del 1978. Abbiamo seguito l’evolversi e l’involversi del Servizio sanitario nazionale, “ascesa e declino”. Nel frattempo “la società è cambiata”, invecchiata. Ma “l’aumento dei bisogni di salute riceve risposte differenti e troppo spesso inadeguate a seconda della regione in cui vive il paziente”. L’attuazione dell’autonomia differenziata potrebbe ulteriormente aggravare questa situazione inaccettabile”.

Come rileva molto opportunamente Adnkronos, “… “Di Giulio, nefrologo di lunga esperienza che è stato direttore del Dipartimento dei Trapianti dell’ospedale San Camillo di Roma, oggi in pensione… riassume i principali contenuti emersi nel confronto fra questi specialisti che hanno condiviso gli anni della formazione universitaria. “E’ uno sfogo, certo, e non siamo né i primi né gli ultimi. Ma vuole avere anche uno scopo propositivo”, puntualizza. E infatti la lettera si chiude con una proposta: “Che, senza distorsioni e polemiche pretestuosamente, si decida da parte delle forze politiche, sociali e sindacali di indire una sorta di Stati generali del Ssn, una nuova “Costituente” di tutti gli attori in causa, che indichi soluzioni concrete e durature per la correzione del sistema. Colpevole sarebbe, nei confronti di tutti i cittadini e in particolare delle nuove generazioni, che il Ssn si sfasci per ignavia e/o per interessi economici particolari”. Aggiunge Adnkronos: “Una nuova levata di scudi per il Servizio Sanitario nazionale, che arriva a distanza di meno 2 mesi dall’iniziativa che ha visto protagonisti 14 importanti scienziati italiani tra cui il premio Nobel Giorgio Parisi, in difesa della sanità pubblica. “Noi firmatari di questa lettera – spiegano i medici senior – non vogliamo e non possiamo tacere di fronte a questa deriva negativa e, anche se ormai non ricopriamo posizioni decisionali, ci sentiamo in dovere, sulla base della nostra lunga esperienza maturata nei più svariati campi della medicina, di denunciare la scarsità di iniziative coordinate che, anche in momenti di risorse economiche limitate, sta forzando il cittadino a pagarsi in proprio molte cure mediche”. “Attualmente non c’è nessun programma per la valutazione dei bisogni di salute, per adeguare l’organizzazione del sistema sanitario nazionale alle esigenze reali, ma “si cerca solamente per ragioni politiche di rispondere alla domanda di salute, che a sua volta genera le liste d’attesa, le quali “sono solamente un sintomo del disservizio nel servizio sanitario nazionale. L’attuale decreto in preparazione per ridurle introduce dei concetti fuorvianti. “Alcuni di questi concetti, derivati dal mondo delle compagnie di assicurazione, trasposti nel servizio sanitario creano un filtro iniquo, non corretto… Ci sono almeno 4,5 milioni di persone che rinunciano alle cure perché non possono permetterselo economicamente e altre che ricorrono alla sanità pagata di tasca propria. Io oggi lavoro in una clinica privata e lo vedo personalmente. Il dibattito deve andare oltre la soluzione emergenziale, la “toppa”. “Quello che mi colpisce è la mancanza della soggettività del paziente nella vita politica. Ha più effetto uno sciopero dei controllori di volo che il malessere dei pazienti, che non sono rappresentati da nessuno. Vediamo denunce che piovono da più parti, è vero. Anche la nostra è una denuncia. Ma non c’è una sede in cui si possa sedere e confrontarsi per la ricerca di una vera soluzione. Per questo noi auspichiamo che si possa aprire una sorta di “Costituente” per la riforma del Servizio sanitario nazionale, come quella che ha ispirato la nostra Costituzione repubblicana. Insomma, noi che abbiamo investito molto delle nostre energie e anni delle nostre vite nel Ssn non vogliamo che tutto quello che si è riusciti a costruire venga distrutto. Tutti, in ogni settore dello Stato e della società, in tutte le istituzioni che hanno voce in capitolo, devono impegnarsi perché non succeda”.

Ma la giocatrice d’azzardo che d’orgoglio ferisce, e che in comizio s’è identificata con Benito Mussolini pronunziando parole che, se non sono identiche al discorso del Duce del 3 gennaio 1925, poco ci manca (sarebbe comico se non fosse tragico), ha fatto capire al governatore Vincenzo De Luca che non darà un centesimo ai Comuni. Che lascerà morire la Sanità senza Keynes. Perché io sono quella stronza della Meloni. Sempre più carina (va detto a onor del vero), sempre più stronza, mi piacerebbe darle un pizzicotto alla guancia e un bacio. La sua mancanza di razionalità l’ha favorita e può rovinarla. Non accetta le critiche e non impara dai propri errori, ma s’irrigidisce nella narrazione opponendo la scorciatoia dell’ideologia alla Fallibilità Radicale. Vede Soros come il fumo negli occhi. E’ bugiardamente sincera. E sinceramente ipomaniaca.
Confrontiamo i due discorsi: “Se il fascismo è stato un’associazione a delinquere. Se tutte le violenze sono state il risultato di un determinato clima storico, politico e morale, ebbene a me la responsabilità, perché questo clima storico, politico e morale io l’ho creato”, con un passaggio del comizio della Sorella d’Italia in piena campagna elettorale: “Se non sono un leader democratico cosa sono? Un dittatore? Li si depone? A giudicare dalle reazioni sembra che l’obiettivo sia meno lontano, non fanno che ripetere che bisogna mettere un argine alla destra, che siamo lupi travestiti da agnelli, fanno una specie di terapia di gruppo, fa anche un po’ sorridere”. C’è la negazione del principio di realtà, c’è la comunione pagana, c’è insecuritas trasformata in aggressività.
Un giorno, verranno a bussarti alla porta di casa e ti diranno: “Venga, la dobbiamo portare a San Vittore”. Perché se la democrazia non si difende e non si garantiscono i diritti dei cittadini, si muore di democrazia. Ma è già successo.
E sono i colori di Spengler.

di Alexander Bush

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Alexander Bush
Alexander Bush, classe '88, nutre da sempre una passione per la politica e l’economia legata al giornalismo d’inchiesta. Ha realizzato diversi documentari presentati a Palazzo Cubani, tra questi “Monte Draghi di Siena” e “L’utilizzatore finale del Ponte dei Frati Neri”, riscuotendo grande interesse di pubblico. Si definisce un liberale arrabbiato e appassionato in economia prima ancora che in politica. Bush ha pubblicato un atto d’accusa contro la Procura di Palermo che ha fatto processare Marcello Dell’Utri e sul quale è tuttora aperta la possibilità del processo di revisione: “Romanzo criminale contro Marcello Dell’Utri. Più perseguitato di Enzo Tortora”.

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