FERROVIE: APPESI A UN CHIODO?

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È la battuta del giorno dopo che si è saputo che mezza Italia si è fermata perché nel nodo di Roma un incauto operaio ha piantato un chiodo in un cavo, facendo saltare tutto.
Ovvia la reazione di Salvini, Ministro dei Trasporti, che (more solito) ha minacciato severe sanzioni a chi aveva commesso un tale errore.
Ma è possibile che la colpa sia alla fine solo di un povero operaio che lavorando di notte (e probabilmente in condizioni disagiate) ha commesso un errore o piuttosto la colpa è di un sistema che fa acqua da tutte le parti, è gestito male o con sciatteria come spesso succede negli enti statali (o comunque monopolistici?).
Infatti chi controlla i lavori eseguiti dalle ditte? Perché non esistono in un nodo fondamentale per tutta Italia sistemi ridondanti in grado di sostituire istantaneamente la linea danneggiata? Perché non esistono gruppi di continuità in grado di consentire per un certo periodo di tempo l’esercizio? Oppure perché se ci sono non hanno funzionato o nessuno si è accorto del loro intervento?
Sono tutte domande destinate a rimanere senza risposta perché finirebbero per coinvolgere tutta la struttura.
Un provvedimento ci sarebbe: mettere in concorrenza (o privatizzare): non con più imprese che fanno contemporaneamente lo stesso lavoro (cosa naturalmente impossibile in questi casi) ma con concessioni che implichino multe o addirittura la revoca in casi di gravi interruzioni: così la responsabilità sarebbe di tutta la struttura (capi compresi) e non solo di un poveraccio che rischia di perdere il posto per un errore.

di Angelo Gazzaniga

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Angelo Gazzaniga
Presidente del Comitato Esecutivo di Libertates. Imprenditore nel campo della stampa e dell’editoria. Da sempre liberale, in lotta per la libertà e contro ogni totalitarismo e integralismo.

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