L’Agenzia delle Entrate ha inviato a tutti i contribuenti a partita IVA che hanno dichiarato un reddito inferiore a 15.000 euro e che non hanno aderito al condono una lettera che li invita (adesso con un termine molto in voga si definisce di “compliance”) ad aderire.
Si tratta di una lettera che è un misto di questua (dateci dei soldi, pochi, ma subito perché ne abbiamo tanto bisogno) e di minaccia mafiosa: se non accetti il condono e paghi poco ma subito guarda che ti abbiamo messo nel mirino e che ti facciamo un accertamento…
Ma se un cittadino ha sempre fatto il proprio dovere pagando il dovuto viene in questo modo spinto a pagare anche il condono pur di evitare noie e rischi di qualche multa (tanto qualcosa troviamo…): altro che “Fisco amico”, si tratta di un vero e proprio ricatto, un balzello che suona come beffa per chi ha sempre pagato il dovuto.
Se invece ha dichiarato meno di un suo dipendente e si ha il sospetto che abbia continuamente evaso non si vede perché debba essere “gentilmente” invitato a pagare, deve essere controllato con un normale accertamento.
Si rischia altrimenti di alterare quelle che dovrebbero essere le linee guida di un fisco moderno (quale sognava già il ministro Vanoni negli anni ’50): ogni contribuente paga secondo quanto dichiarato e dimostrato, mentre al fisco compete l’onere di dimostrare che i conti prodotti sono falsi.
Così rischiamo sempre di più di avere un fisco che ricatta chi ha pagato e blandisce che ha evaso perché così ottiene consensi e favori.
di Angelo Gazzaniga