Una norma anti dehor? Grido d’allarme dei commercianti

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A due settimane dall’entrata in vigore della norma sul divieto di fumo all’aperto, ancora non si è capito chi dovrebbe essere multato. Non si hanno notizie su eventuali verbali. “Si tratta di educare le persone” si dice dal Comune. Sarà. Il problema è che, più passa il tempo, più un dubbio si fa strada un grosso dubbio: non è che l’obiettivo di tutto questo sono i dehor? Facciamo un passo indietro, per spiegarci meglio. La norma dice che il divieto vale quando è impossibile stare a 10 metri da chiunque. Ora, salvo non ci siano interpretazioni di giudice diverse, questo rende impossibile multare chi fuma camminando.

Come mai? Perché se anche incrocia qualcuno, ci sarà sempre la possibilità, in strada di stare a dieci metri da qualcuno. Basta spostarsi 10 metri dalla persona. E da quella successiva. Il punto è che i pedoni sono mobili, come gli scacchi ci insegnano. Magari si muovono lentamente, ma si muovono. Anche chi sta su una panchina, può, eventualmente alzarsi e cambiare panchina. Quindi pure i parchi sono esclusi. Sapete qual è l’unico posto da cui non puoi alzarti per spostarti a dieci metri per fumare? Esatto, il dehor prima di aver pagato.

Quindi, quando dal Comune avranno finito di educarci (che umani che sono) e inizieranno le multe indovinate chi sarà attenzionato per primo? È l’ennesima spada di Damocle sui locali. Già le nuove norme sull’alcol stanno distruggendo la vendita di vino. Se poi ci aggiungiamo i rincari per l’occupazione di suolo pubblico che da quest’anno il Comune applica, la domanda è sempre la stessa: cosa vi abbiamo fatto di male?

Anche perché i commercianti ce la mettono tutta per non alzare i prezzi, rendendo questa città ancora più classista. Ma pare che nessuno apprezzi questo sforzo. Anzi. Peraltro, se mi consentite, la storia che il 7% delle emissioni sia dovuta alle sigarette e l’impatto di questa sanzione non mi sono chiarissime. Non credo lo siano a nessuno, peraltro. Sembra un riflesso Pavloviano di un ambientalismo ormai sopravvissuto alla propria utilità. Che torna indietro a danneggiarci tutti.

Mi auguro che il Comune vorrà cancellare questa norma. In caso contrario assisteremo a nuove chiusure. Chiusure che la città non si può permettere.

di Alessandro Prisco

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Alessandro Priscohttps://www.libertates.com
Alessandro Prisco Coniugato con 2 figlie. Imprenditore nel ramo del commercio, ex esponente del partito repubblicano è stato capogruppo prima e vicepresidente poi del Municipio 1 (Centro storico) di Milano. Attualmente è presidente di Asco Duomo, associazione di commercianti che comprende più di 20 vie nel settore sud di Milano (via Marconi, piazza Diaz, via Baracchini, via Gonzaga, corso Italia, per esempio). Da liberale laico si però anche distinto in varie iniziative sociali in collaborazione con i frati francescani di Terrasanta e il progetto Mirasole; inoltre è stato componente del circolo culturale Carlo Cattaneo, affiliato ai Comitati per le Libertà. È infine nella giunta esecutiva di Federmoda, aderente a Confcommercio per la provincia di Milano, Monza e Brianza. Ha recentemente pubblicato il libro “Storie semplici” edito da Libertates.

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