“Quando è caduto il Muro di Berlino, col successivo crollo dell’impero sovietico,
uno studioso residente in America, Francis Fukuyama, annunciò: “E’ la fine della
storia”. Fu deriso, ma le sue parole non erano prive di senso …”
Piero Ottone, “Il tramonto della nostra civiltà” 1994
“Amo così tanto la Germania da volerne due”
Giulio Andreotti
Organicismo o determinismo, ecco il dilemma.
Agire o contemplare? Se George Soros è determinista, Ottone era organicista. Quid est veritas? Veritas est ultima cognitio. Scriveva Piero Ottone, che a 18 anni fu illuminato d’immenso da Oswald Spengler, nella parte finale della sua opera magistrale “Il tramonto della nostra civiltà” data alle stampe nel 1994:
“L’epoca in cui viviamo, un lungo autunno dorato prima della fine, può essere la più piacevole: è come assistere a un meraviglioso spettacolo. Povero Spengler: è giusto definirlo un pessimista. Scontento, misantropo, senza amici, era un uomo infelice; sebbene lo scrivere fosse il suo mestiere, scriveva malvolentieri, controvoglia, per assolvere un compito che odiava. Ma vorrei chiarire, a scanso di equivoci, che il suo pessimismo era dovuto al suo carattere, non alle sue previsioni. E’ vero che egli preannunciò il tramonto dell’Occidente: a questo deve la sua fama. Ma si può prevedere il declino di una civiltà, e addirittura il suo crollo, senza essere, per questo, pessimisti…”
Per fortuna, l’Ottone non portava al “punto di equilibrio” l’assunto della “proiezione” secondo Sigmund Freud. Se si porta al punto di equilibrio la proiezione, si può rovinare l’opera. Gli psicanalisti lo fanno, come Ottone nello stesso capitolo osservava più avanti.
“Da parte mia, sono convinto, come Spengler – aggiungeva Ottone, “che la civiltà occidentale sia in declino; ritengo la decadenza inarrestabile.”
Un’altra osservazione nel capitolo del citato libro “I nuovi barbari” è davvero degna di citazione, con una “strana” nota anticipatoria rispetto a quello che sta accadendo: la III guerra mondiale. O “la III guerra mondiale a pezzi”, per citare il Santo Padre che sta per lasciarci. Corsi e ricorsi, l’eterno ritorno dell’uguale: “… Oggi viviamo nei paesi occidentali in regime di democrazia parlamentare, e diamo per scontato che non cambierà mai: tutt’al più speriamo che migliorerà, che funzionerà meglio. Fukuyama sostiene addirittura che è finita la storia: abbiamo raggiunto tutto quello che potevamo desiderare di raggiungere, abbiamo la forma di governo ideale, ce la terremo per sempre e il grande romanzo di cappa e spada che è la storia è finito, punto e basta. E’ sempre possibile scivolare dalla democrazia alla dittatura. Abbiamo già detto nelle pagine precedenti che nel nostro avvenire possono comparire forme di cesarismo; è infatti il cesarismo la fase finale di una civiltà. Torniamo sull’argomento, perché esso si collega col tema che abbiamo trattato in questo capitolo, cioè coi rapporti fra l’Occidente e il Terzo Mondo. Ma vediamo di chiarire innanzi tutto che cos’è il cesarismo. In una società indifferenziata, nella quale si sono cancellate le classi sociali, e che ha abbandonato le ideologie perché ha smesso di crederci, chi va al potere? Ci va chi si presenta meglio ai cittadini; chi fa meglio la propaganda sulla propria persona; chi piace di più …”.
Mio nonno menzionava Ronald Reagan, attore di professione senza background, e il taglio dei capelli di Bill Clinton. Nel suo master piece “American Tabloid”, James Ellroy parlava del ciuffo bostoniano di Jfk come anticipazione dell’estetica di Clinton. Con il binocolo dell’osservatore primus inter pares, Ottone ci aveva avvertiti; leggere per credere:
“… Le cose cambiano quando l’equilibrio sociale è sconvolto. Allora non si scelgono più i candidati secondo il taglio dei capelli (pare che una visita dal parrucchiere abbia grandemente
giovato a Bill Clinton durante la campagna elettorale negli Stati Uniti) o secondo la radiosità del sorriso. In circostanze burrascose contano i rapporti di forza. E forza significa armi. Quando la pace è in pericolo, quando la gente scende in piazza, e la lotta è senza quartiere, vince chi ha l’esercito dalla sua. Così è avvenuto a Mosca nell’estate del 1993, quando è esploso un conflitto costituzionale fra il presidente e il Parlamento. Così avvenne a Roma, quando Giulio Cesare varcò il Rubicone … Oggi, l’ipotesi del cesarismo nei paesi avanzati dell’Occidente appare assurda. Ma acquisterebbe consistenza se la pressione del Terzo Mondo, in un modo o nell’altro, sconvolgesse gli equilibri; se creasse situazioni pericolose. Negli Stati Uniti, il Pentagono è un centro di potere distinto dagli altri, con una visione del mondo diversa da quella degli uomini politici, e costituisce in certe circostanze un governo invisibile, alternativo a quello della Casa Bianca. Non c’è dubbio che la Casa Bianca, oggidì, prevale. Quando il generale Mac Arthur, grande vincitore nell’Estremo Oriente, proconsole americano in Giappone nell’immediato dopoguerra, diede segni di insubordinazione, fu prontamente richiamato in patria. Ma i rapporti di forza fra classe politica e classe militare si rovescerebbero nell’ora del pericolo. E’ ingenuo credere che la situazione politica, essendo tranquilla nel presente, rimarrà tranquilla per sempre.”
E’ stato qui menzionato il generale Mac Arthur; che dire di Howard Hunt?
Orbene, oggi lo scontro in Russia è tra Mikhail Khodorkovsky e Vladimir Putin: il primo è il successore di George Soros, il secondo è il nemico n.1 della Opening Society. Uno scontro a somma zero. E’ una situazione senza precedenti dalla Rivoluzione d’Ottobre del 1917.
L’analisi dell’Ottone, un cosmopolita tra i provinciali, conteneva strani echi da Nostradamus e si collega in prospettiva all’articolo da 110 e lode di Massimo Giannini su “la Repubblica” del 22 febbraio 2025: “Germania, anno zero. All’alba di questa devastante Rivoluzione Trumputiniana, il voto tedesco di domani (23 febbraio, ndr) è il primo stress test che ci aiuterà a capire se la povera Europa ha ancora anticorpi sufficienti per resistere al virus dell’autodistruzione. I sondaggi sembrano premiare la Cdu di Alexander Merz (è accaduto per fortuna, ndr), che dovrebbe configurarsi primo partito. Ma resta la gigantesca incognita dell’Afd, il partito neonazista. Più che una colossale mucca in corridoio, un micidiale cavallo di Troia a disposizione degli architetti del Caos, che tra Washington e Mosca preparano il nuovo ordine mondiale nel quale ci sarà spazio solo per le autocrazie e le post-democrazie. La Germania è più che strategica. Da Locomotiva d’Europa, ne è diventata zavorra. Recessione economica e declino industriale, crollo dei partiti storici e disagio sociale, implosione delle politiche migratorie e risveglio del terrorismo jihadista: gli ingredienti perfetti per una svolta sovranista e anti-europeista… Infine tocca a Steve Bannon avvelenare i pozzi: il Principe delle Tenebre, con il saluto romano esibito alla convention dei conservatori, ripete il gesto che sfuggì al Doge all’Inauguration Day, ma lo accompagna allo stesso Fight, Fight, Fight che The Donald gridò appena ferito durante il comizio di Butler del luglio 2024 …”. Isteria allo stato puro, dal Terzo Reich ai nipotini del Fuhrer. Sono convinto che si trattò di un auto-attentato, compatibile con l’elezione del diavolo Donald Trump, un “antisociale a 24 carati” libero di scorrazzare. La genialità del crimine. E’ perfetta la sintesi tecnicamente “spengleriana” che ne fa Giannini, che come Mussolini ha la brillantezza dell’ipomaniaco nell’editoriale da battage, ancorchè con un eccesso di edonismi calligrafici: “… In Europa si tratta solo di scaricare Zelensky – mortificandolo come “attore fallito”, “presidente abusivo”, “mendicante che chiede soldi” – e poi di capovolgere la realtà dei fatti, trasformando l’Ucraina da Paese aggredito a “bottino di guerra” da spartire e spolpare in nome di una pace terrificante. Per la Russia il bottino è la terra: Donbass e Crimea, ovviamente, ma poi anche la linea che tra Mariupol, Zaporizhzhia e Kherson dà sbocco al Mar Nero…” Mala tempora currunt et peiora premunt etsi Deus non daretur. L’appeasement trumpiano con Putin sarà, purtroppo, il banco di prova dell’aggressione dell’Hitler europeo Vladimir all’Est Europa. E’ solo questione di tempo. Con il replay del Patto di Monaco. La Storia si ripete due volte: tragedia e tragedia, smentendo Karl Marx.
Ma è in questo discorso che s’inserisce la lectio magistralis di George Soros, un genio incompreso
ma un finanziere di successo. Facciamo un passo indietro, con il ritmo della Storia che è l’Atlantide sommersa del presente.
Se William Waldegrave, Ministro degli Esteri britannico per conto della Iron Lady Margaret Thatcher, avesse recepito il Piano Marshall 2.0 presentato da Soros per aiutare la Russia nel difficile cammino della sua ricostruzione anziché ridere in faccia a colui che lo aveva ideato, Putin non avrebbe attaccato l’Ucraina. Ma la signora di ferro, che in realtà era la signora di burro, non accettava di poter violare l’“ortodossia autoimposta” di Milton Friedman: lo Stato non interviene in economia. Sia detto di passata: la Thatcher era donna di carattere, ma non di intelligenza.
Tuttavia è un ragionamento “contro-fattuale”: “Se il Colosseo fosse in Antartide, sarebbe pieno di pinguini”. La genialità di Soros è nella sua simpatia, o la simpatia è nella genialità.
Vedi il suo capitolo “Chi ha rovinato la Russia?” nell’instant book “Per una riforma del capitalismo globale”. Risposta: Thatcher, Reagan e Bush.
Sbagliò gravemente anche Mikhail Gorbaciov, un contadino al Cremlino, a respingere al mittente il PIANO SHATALIN presentatogli da Soros, dall’Fmi e dalla Banca Mondiale, che prevedeva la privatizzazione delle terre con un feedback da 500 miliardi di dollari. Il denaro non è lo sterco del Diavolo. Non sarebbero mai nati gli oligarchi, che hanno approfittato dell’assenza del free trade.
Ma Mr Gorbaciov voleva fare GLASNOST e PERESTROJKA a 180 gradi, come erede di Lenin.
La Nep, anziché il New Deal russo. Trasparenza in politica, statalizzazione in economia.
La presunzione fatale: si scavò la fossa da solo. E arrivò Boris Eltsin con i carri armati nel 1991. Poi è stato il turno dell’ex Kgb Vladimir inizialmente ammirato da Soros, e un ventennio di potere lo ha trasformato nell’autocrate senza ratio che ha perso tout court il contatto con la realtà.
“La Storia ha sempre una carta di riserva”: parola di Federico Caffè. E’ la Fallibilità Radicale nella versione della riflessività post-popperiana: cioè la rinuncia al “punto d’equilibrio”.
Ma ci sarà il bagno di sangue della III guerra mondiale, prima che possa vedere la luce. Lucifero fa sesso con il “punto d’equilibrio”.
di Alexander Bush