“La Banda della Magliana è soltanto un ingrediente
nella storia di Emanuela Orlandi”
Alessandro Diddi, procuratore vaticano
Jorge Bergoglio è sacrificabile nel gioco grande del potere come Papa Albino Luciani, una spina nel fianco del luciferino Agostino Casaroli. Oggi le “covert actions” omicidiarie sono più moderne di un infarto miocardico per avvelenamento senza autopsia; da Andrea Purgatori a Papa Francesco, risucchiati dall’appuntamento con la verità. Beata ingenuità. L’eredità del crimine si tramanda ai nipotini del Principe delle Tenebre dalla Ostpolitik al ricatto senza fine della nuova guerra fredda, quasi calda … Zeitgeist senza padroni o Zeitgeist eterodiretto dal Diavolo? Certo è, che alla fine di un’epoca nessuno rimane vergine all’orrore e i migliori diventano i peggiori. Gli innocenti e i colpevoli sono separati da una linea Maginot. E spesso, cittadini al di sopra di ogni sospetto si vendono al miglior offerente. Poi crollano i regimi democratici formalmente in vigore ma sostanzialmente svuotati. Sta precipitando l’ordine sul quale si è retto il mondo per ottant’anni, e recentemente lo hanno osservato anche Corrado Augias a La Torre di Babele e Antonio Scurati su “la Repubblica”. Il fatto che rileva in questa sede è che sta venendo giù anche il totalitarismo secolarizzato della Chiesa cattolica e cattolicamente piccolo-borghese di Roma. E’ l’implosione di un regime, consumato dall’ideologia e che – rifiutando la “contro-riforma” sulla falsa riga di Martin Lutero e Calvino, e scegliendo la bestialità di Niccolò Machiavelli all’onestà di Adam Smith – si aggrappa alla tirannia dello status quo, pur di sopravvivere. Divorato dalle proprie irrimediabili contraddizioni nella “banalità del male” e nel gattopardismo del capitalismo senza capitali che piace tanto a Ettore Gotti Tedeschi; ideologia e business maleodoranti si sorreggono a vicenda.
Parliamoci chiaro: la restituzione di Emanuela Orlandi ai suoi cari è compatibile con la perdita della credibilità a livello mondiale del Vaticano o di Vaticanopoli. Che vuol dire fine di un mondo. In guerra non si fanno prigionieri, ed è in corso un ricatto che dura da 42 anni. Il ricattatore è il Vaticano (che tiene in ostaggio una sua cittadina di 56 anni) e i ricattati sono i familiari, che vivono la sindrome di Stoccolma con i carcerieri. A dirlo apertis verbis sono stati Pietro Orlandi e Silvia Toffanin in tre interviste bellissime a Verissimo. Molto significativa è anche l’intervista dell’intelligentissimo ed equilibrato Fedez a “Muschio selvaggio” al fratello di Emanuela, alla presenza del reporter dal tratto versatile Alessandro Ambrosini (al quale vanno le mie scuse per averlo incautamente definito “ex attivista di peso dei Nar e senza la profondità dell’intellettuale”: mai errore fu più grossolano ancorchè in buona fede), e di Francesca Chaqui Immacolata, la cui difesa del Vaticano appare un garantismo peloso nutrito di omissis, politichese e birignao. Si sta giocando una partita pericolosissima nella “guerra per bande” all’interno di Vatican City: Lele Mora, sbugiardato da Mehmet Ali Agca che è residente a Istambul, sponsorizza per conto terzi monsignor Piero Parolin, attuale segretario di Stato della Santa Sede, come successore di Papa Francesco, che pare avesse la disponibilità a incontrare Pietro Orlandi per la prima volta dal 2013. La contropartita della “covert action” firmata Lele Mora, un mix di megalomania e banditismo recidivo, è l’archiviazione della partita aperta per il ritrovamento di Emanuela con il placet di Bergoglio e/o la sua restituzione alla famiglia, che con strazio indicibile la attende dal 22 giugno 1983. Con il “falso verosimile” che Emanuela sarebbe ospite in un convento di clausura in Austria. “E’ più vero che se fosse vero!”, per dirla alla Indro Montanelli. Infatti Mora è indagato dalla Procura di Firenze per false informazioni ai pm e condannato definitivamente per spaccio di droga.
Ecco le ultime novità del caso, tratte dall’intervista da manuale della bellissima Silvia Toffanin a Pietro Orlandi negli studi di Mediaset Infinity; da notare la singolare “coincidentia oppositorum” tra il possibile incontro tra Orlandi junior e Bergoglio e l’improvviso aggravamento delle condizioni di salute del Santo Padre, a un passo dalla morte. Come fossimo nel film Il Padrino parte III, ma purtroppo è tutto vero. O il falso e l’autentico rivaleggiano in parità. Verissimo.
SILVIA TOFFANIN: “Allora Pietro, come va?”
“Va bene, andiamo avanti”.
“Tu non ti fermi mai? Non hai mai momenti in cui dici basta, non ce la faccio più?”
“B’è, in quarant’anni momenti sono capitati. Ormai lo percepisco come un dovere; non accettare passivamente questa ingiustizia.”
“Adesso è uscita la notizia di un fascicolo che è stato trovato, ma è stato trovato vuoto.”
“La notizia l’ha data proprio il presidente della Commissione, De Priamo, senatore; ha detto all’Ansa che una persona della Commissione, un consulente, stava facendo delle ricerche presso l’Archivio di Stato centrale, che è quell’archivio dove tutti i documenti secretati con la copertura del segreto di Stato venivano desecretati e portati all’archivio centrale; lui ha trovato quattro o cinque copertine sulla vicenda di Emanuela Orlandi provenienti dal Ministero degli Interni completamente vuote, e quindi il presidente della Commissione ha detto che quello che lui vorrà valutare innanzitutto, è perché sono vuote, sono arrivate soltanto le copertine e non è la prima volta, perché qualche anno fa anch’io sono andato all’Archivio di Stato centrale con uno storico, per cercare documenti; perché alla fine sono sempre alla ricerca di documenti, e anch’io all’epoca – qualche anno fa – trovai una cartellina rossa (mi ricordo), sempre proveniente dal Ministero degli Interni su Emanuela Orlandi però vuota; ora adesso ho chiesto a De Priamo perché anche questa cartella era nelle cartelle che voi avete trovato adesso? “No, questa non c’era”; quindi c’è una serie di cartelle che sono completamente vuote; ho cercato di informarmi e mi hanno informato che c’è una possibilità, perché nel 2017 sono stati desecretati tanti documenti e mandati all’Archivio Centrale di Stato.”
SILVIA TOFFANIN: “Quindi che siano da un’altra parte?”
PIETRO ORLANDI: “No, dal Ministero degli Interni all’Archivio Centrale di Stato dove dovrebbero stare, però c’è una clausola: nel senso che i servizi, i servizi segreti, all’interno del Ministero, possono decidere che alcuni documenti rimangano secretati e potrebbero aver inviato soltanto le cartelline vuote … E’ già un’assurdità.”
SILVIA TOFFANIN: “Quindi non sono spariti i documenti?”
PIETRO ORLANDI: “E questo non lo so, perché in base a questo abbiamo fatto insieme all’avvocato Sgrò l’altr’anno una richiesta – sia a Mantovano che al sottosegretario al Governo che ha la delega ai servizi, che avevo incontrato e si era reso sempre molto disponibile – e all’ex presidente Conte; abbiamo entrambi chiesto al Ministero, se al Ministero degli Interni attualmente ci sono documenti su Emanuela Orlandi; perché se non stanno lì dovrebbero stare al Ministero degli Interni, e loro ci hanno assicurato che non c’è neanche un documento al momento al Ministero degli Interni; quindi da qualche parte sono spariti; o al Ministero degli Interni o all’Archivio di Stato…”.
SILVIA TOFFANIN: “L’ultima volta mi hai parlato di un supertestimone; stavolta puoi dire il nome”.
PIETRO ORLANDI: “Sì, si, riguarda la famosa pista inglese; ricordi, qua abbiamo mostrato quei documenti arrivati da quel personaggio che mi aveva contattato da Londra; ci disse che Emanuela era stata portata a Londra in estate. Era uscito fuori questo testimone, si chiama Giuseppe Dioguardi; è un ex maresciallo dell’aeronautica, l’ho incontrato neanche tanto tempo fa; ho parlato con lui ad agosto, l’agosto scorso, e mi ha detto siccome si parla tanto di Londra – perché anche i servizi avevano visto i documenti mandati qua –, io sono testimone di un fatto accaduto nell’agosto dell’83, quindi due mesi proprio dopo la scomparsa di Emanuela, che se può aiutarti io sono disposto ad andare in Procura due volte, dalla Commissione parlamentare; l’altra volta non ho fatto il nome, perché ancora doveva essere ascoltato; è una persona seria, cioè non è un mitomane né un anonimo. Lui faceva parte della Segreteria particolare del ministro della Difesa Spadolini.”
SILVIA TOFFANIN: “E cosa ti ha raccontato?”
PIETRO ORLANDI: “Mi ha detto che nell’agosto dell’83, lui stava in ufficio con Spadolini; si è presentato il cardinal Piovanelli, che era una di quelle persone che stavano nella lista di persone che potevano avere accesso all’ufficio di Spadolini senza appuntamento, e lui e il cardinal
Piovanelli sollecitavano la richiesta che il Vaticano avevano fatto al Ministero della Difesa, cioè un volo riservato – voli Cai, che sono i voli che vengono utilizzati anche oggi dai servizi segreti militari (l’ex Sismi); questo volo doveva portare solo quattro persone, due uomini e due donne; a bordo ci doveva essere soltanto il pilota dell’equipaggio… dovevano partire di notte, da Ciampino. Un volo riservato per delle persone che dovevano essere portate (a Londra, ndr); naturalmente, se viene confermato che su questo volo c’era Emanuela, vuol dire un enorme passo avanti; primo, perché vuol dire la conferma del coinvolgimento e di una responsabilità da parte del Vaticano, di alcune persone all’interno del Vaticano, ma anche dello Stato italiano, del governo dell’epoca; il che significa che se viene confermato, vuol dire che in qualche modo – come posso dire – ha coperto, ha dato una mano a coprire questa storia.”
SILVIA TOFFANIN: “Però non è stato ancora confermato che in quel volo ci fosse tua sorella?”
PIETRO ORLANDI: “No, però certo era il periodo del volo di cui mi ha parlato anche la persona contattata da Londra; quell’ex dei Nar, che parlava sempre di un volo, che mi disse che ad agosto Emanuela era stata portata a Londra; ci sono troppi riferimenti: io gli ho chiesto: “Primo, perché non me l’hai detto prima? E me lo dici adesso? “Perché prima, all’epoca, mentre stavo lì, ero coperto dal segreto di Stato (Dioguardi, ndr); il segreto di Stato fino a un certo punto non si può (rivelare, ndr).
TOFFANIN: “Quindi non poteva parlare prima?”
PIETRO ORLANDI: “Anche perché lui era coinvolto in quella parte dei segreti di Stato sulla questione di Ustica; quindi è una persona attendibile. Lui mi ha detto: “Io penso che si tratti di Emanuela, per un semplice motivo: perché parlando con quelli che stavano al piano di sopra al nostro, al SISMI, una delle persone del Sismi – il nome è stato dato anche alla Procura – gli disse: “Con questa storia della Orlandi adesso ci chiedono anche i voli.”; quindi già questo confermerebbe quella situazione. Io mi auguro che adesso la Procura stia indagando, stia cercando di capire di quel volo anche perché ci sono persone viventi; mi disse che questo volo fu affidato al capo del Sismi dell’epoca, il generale Luca Resi, che è ancora vivo; quindi è la persona che effettivamente potrebbe essere messa a confronto, e potrebbe confermare almeno questa situazione. Questa persona su questo volo c’è stata, sa esattamente chi era su quel volo.”
TOFFANIN: “Quindi ci sono ancora in vita persone che sanno, o che hanno visto, possono parlare?”
PIETRO ORLANDI: “Certo. Dentro e fuori dal Vaticano, sicuramente… Monsignor Morandini aveva detto a mio padre, proprio in quel periodo, in quell’estate disse: “Guarda, che c’è stato tra lo Stato italiano a livello di Presidenza del Consiglio e lo Stato Vaticano un invito rispetto al rapimento di Emanuela, a non aprire una falla che difficilmente si potrà mai chiudere…”
TOFFANIN: “Tu non hai mai paura di muoverti in queste situazioni? Hai avuto tante minacce, intimidazioni; non vivi una vita serenissima.”
PIETRO ORLANDI: “Si, però diciamo lievi. Se mi arriva una minaccia, la denuncio. Ma non servono a niente, perché se mi dovesse succedere qualcosa direbbero: aveva (Pietro, ndr) ragione su tutto …”
TOFFANIN: “La pista di Londra è secondo te quella più attendibile, diciamo quella a cui tu credi di più?”
PIETRO ORLANDI: “Guarda, è quella attuale, più importante secondo me perché – anche se viene confermata – non ci farà capire tutto quello che c’è dietro questa storia, perché Emanuela è stata presa, perché qualcuno è stato ricattato, per quale motivo; però mette un tassello importante, perché eliminerebbe tante ipotesi che Emanuela è morta la sera stessa (22 giugno 1983, ndr), già la eliminerebbe; ci sarebbe la prova del coinvolgimento di personaggi del Vaticano…”
SILVIA TOFFANIN: … “C’è un video che ti voglio far vedere, c’è un fascicolo e c’è la conferma che questo fascicolo esiste ed è una conferma pubblica di Diddi (procuratore vaticano della Commissione d’inchiesta, ndr): “Il mio obiettivo è stato quello di raccogliere, e abbiamo trovato anche questo famoso dossier (Rapporto Emanuela Orlandi di 202 pagine, ndr); ne parla tantissimo
Pietro Orlandi, se ne è parlato in Commissione; il dossier esiste e lo abbiamo trovato; poi, quale sia il contenuto lei me lo deve consentire di mantenere il riserbo.”
Commenta giustamente Pietro Orlandi: “Dopo 42 anni”.
SILVIA TOFFANIN: “Questo dossier esiste?”
PIETRO: “Si, ma io l’ho sempre detto…”.
Il Rapporto Emanuela Orlandi che consta di 202 pagine – soltanto 5 ne sono state divulgate grazie al reporter dei reporter Emiliano Fittipaldi nel 2017 –, rivela probatoriamente la presa in carico di Emanuela da parte del Vaticano dal 1983 al 1997 per un costo complessivo di 400 milioni di lire (a Londra), con relativo “DISBRIGO PRATICHE FINALI”. L’ultimo passaggio è il “falso verosimile”.
Nel 1997 Paul Marcinkus lasciava il Vaticano alla volta di Cicero, e qualcun altro Londra per essere rimpatriata.
TOFFANIN: “So che tu ci terresti molto a parlare con Papa Francesco”.
PIETRO ORLANDI: “Certo. Io ci ho provato dal 2013, quando lui è stato eletto, quindici giorni dopo la sua elezione … Io da quel momento ho sempre fatto richiesta per incontrarlo … L’avrei incontrato riservatamente, avrei assicurato veramente la massima riservatezza, e lui non ha mai voluto, neanche di recente. Di recente, io ho chiesto a persone vicine a lui: “Ma sinceramente, posso incontrarlo?”, lui incontra mezzo mondo, qualsiasi persona; fa le interviste da Fazio; parla a Sanremo, incontra persone in Vaticano. Stiamo parlando del rapimento dell’unica cittadina vaticana che sia stata mai rapita … noi abbiamo fatto tantissime richieste, e non vuole. Sai la risposta che ha dato a una persona che gliel’ha chiesto; guarda, neanche meno dell’altr’anno; ha detto: “Ho troppi occhi puntati addosso”. Adesso, a te sembra una cosa normale?”
SILVIA TOFFANIN: “Ma sei sicuro di questa cosa?”
PIETRO ORLANDI: “Si, ma è possibile che un capo di Stato abbia paura che persone intorno a lui lo vedono mentre parla con me che non sono nessuno? Io sono convinto che lui sia a conoscenza di quanto è successo. E forse, le persone attorno a lui, hanno paura che in un incontro riservato se ne possa uscire con qualcosa che non dovrebbe dire. E’ l’unico motivo per cui penso che ci sia questo timore di un eventuale incontro; sarebbe la cosa più giusta, no? Lui è rappresentante di Cristo in terra. La verità e la giustizia sono il principio fondamentale dell’insegnamento di Gesù Cristo, no?”
TOFFANIN: “Però tu non pensi che tua sorella sia in cielo?”
PIETRO ORLANDI: “No, lo dico sinceramente; le persone si mi guardano; può essere accaduto di tutto. Può essere accaduto che sia ancora viva; certo non come qualcuno dice, perché non chiama a casa? Perché ovviamente io non me la immagino in giro per le città nel mondo a fare shopping; me la immagino in una situazione … noi stiamo parlando di una bambina di quindici anni, che viveva in un mondo particolare; noi vivevamo in questa bolla di vetro, in questo mondo particolare dove il Papa era il punto di riferimento più alto; la Chiesa, la religione, i cardinali erano proprio le persone che stavano in alto e oltre loro non c’era nessuno. Se tu porti Emanuela per un qualsiasi motivo in un convento di clausura, e la tieni lì perché deve essere nascosta lì, una ragazzina come Emanuela dopo un mese, due mesi viene completamente manipolata; cioè io ho incontrato tante situazioni simili a queste; le persone perdono completamente la volontà, accettano qualunque tipo di situazione perché può essere raccontata loro qualunque cosa.”
SILVIA TOFFANIN: “Ho letto anche che potrebbe essere in manicomio per un periodo?”
PIETRO ORLANDI: “Guarda, quella è la prima volta che è uscita la pista di Londra, perché non è uscita nel 2017; nel 2011 andai anche a Londra, a Birmingham perché c’era una persona sempre legata ai servizi che ha detto che Emanuela era stata portata a Londra nell’estate dell’83.”
SILVIA TOFFANIN: “In un manicomio?”
PIETRO ORLANDI: “Lui mi diceva in un ospedale psichiatrico, non c’erano più i manicomi. Lui parlava di ospedale, c’erano dei professori italiani; dice poi non l’ho più seguita la situazione; questa persona non è stata ascoltata dalla Procura di Roma, ma dalla Procura di Bolzano; è stato
accusato di calunnia perché avrebbe detto una calunnia secondo loro, e gli hanno dato 8 mesi di reclusione e lui è scappato in Tunisia; è morto l’altr’anno. Ogni tanto rimanevo in contatto (Gastrini, che si faceva chiamare “lupo solitario del Sismi” alla trasmissione Metropolis nel giugno del 2011, ndr). Quindi, questa questione di Londra è una questione che sta andando avanti da parecchio tempo; io credo che ci sia qualcosa, perché si vuole screditare questa situazione a livello di media …”
Pochi giorni dopo, le condizioni di salute di Jorge Bergoglio sono peggiorate improvvisamente e gravemente. L’incontro con Pietro Orlandi, soltanto sfiorato, è saltato.
Nella notte della democrazia, tutto è possibile. Rimescolare le carte, e preservare lo status quo costi quel che costi, a favore delle Tenebre.
Anche fare scacco matto a Emanuela Orlandi.
di Alexander Bush