Con grande soddisfazione tutti stanno aspettando l’atto finale della vicenda Alitalia-Etihad: firma dell’accordo e “tutti felici e contenti”.
Tranne uno: il contribuente italiano.
Infatti Etihad entra nel capitale di Alitalia e con circa 300 milioni di euro ne prende la guida.
Operazione per loro sicuramente vantaggiosa: dopo la fuga di Air France e la rinuncia di Aeroflot Etihad era rimasta come ultima possibilità: o loro o il fallimento. E ognuno di noi sa bene come sia facile trattare da una simile posizione di forza.
In sostanza Etihad ha chiesto tre cose:
- la rinegoziazione del debito di Alitalia. In parole povere le banche creditrici devono accettare di rinviare il recupero dei propri crediti e accontentarsi degli interessi (forse) per diversi anni. In una situazione di credit crunch quale l’attuale si tratta di miliardi sottratti agli investimenti in aziende italiane tanto bisognose di finanziamenti.
- Una sostanziosa riduzione del personale. Aspettiamoci il solito accordo con i sindacati in base al quale si concederà una cassa integrazione di otto anni (come è stato fatto nel precedente accordo)
- La liberalizzazione degli slot di Linate. In altre parole la possibilità di utilizzare Alitalia come carrier per portare a Fiumicino chi vuole volare verso l’Oriente (ovviamente con Etihad). A questo punto Malpensa diventa praticamente inutile (il ricco mercato business dell’Alta Italia utilizzerà Roma per i voli intercontinentali verso l’oriente e Parigi, Londra o Francoforte per i viaggi intercontinentali verso ovest). Avremo un aeroporto intercontinentale che viene utilizzato praticamente solo da voli low cost. Ben diversa sarebbe la situazione se si liberalizzassero tutti gli slot di Linate e Malpensa: libera concorrenza su tutti i voli e “vinca il migliore”: proprio quello che Etihad non vuole (altrimenti avrebbe a Malpensa la concorrenza di Emirates e Singapore Airlines). Ovviamente le perdite di Malpensa verrebbero scaricate sui contribuenti.
La soluzione non sarà diversa dagli altri salvataggi: al governo l’onore di aver salvato, a Etihad il mercato dei voli italiani, ai “capitalisti coraggiosi” una buona via d’uscita, ai cittadini italiani le perdite.
Quando un’azienda come Alitalia è ormai decotta, ha terminato il suo ciclo vitale non esiste che una soluzione: il fallimento. E’ una soluzione naturale: le aziende come gli uomini nascono, prosperano, muoiono e vengono sostituite da altre più adatte alle mutate esigenze.
Esattamente quello che è avvenuto in Svizzera: una compagnia prestigiosa come Swissair è stata lasciata fallire ed è stata sostituita dalla nuova Swiss che sta ottenendo brillanti risultati.
Come da sempre sostengono i Comitati la strada del libero mercato, della concorrenza, della trasparenza è l’unica che ci può far uscire da questa situazione di assistenzialismo, di statalismo strisciante grazie alla quale chi paga è sempre Pantalone
Angelo Gazzaniga