I media europei cancellano la tragedia dell’Holodomor

Data:

Victim of the Ukrainian famine/genocide of 1932-33
Non parlare di Holodomor ucraina (che è stato fatto conoscere in Italia da Libertates) non è solo una dimenticanza: è un tentativo di continuare nella pretesa di una differenza antropologica tra la sinistra orientata al bene e gli altri intrinsecamente difensori dell’ingiustizia

I mass media ci informano quotidianamente della crisi tra Russia e Ucraina e pare di vedere con una certa equanimità, che riporta posizioni e ragioni di entrambi i contendenti.
Tuttavia non può non essere segnalata una mancanza inspiegabile e sinistra: nessuno fa riferimento ai precedenti storici di questa tensione tra le due Nazioni, in particolare nessuno cita un fatto storicamente recente e gravissimo, l’olocausto ucraino consumato negli anni 1932 e 1933 da parte del regime sovietico, deliberato scientemente come atto politico e attuato mediante conseguenti decisioni e atti amministrativi: per i due anni consecutivi predetti il raccolto fu sequestrato ai produttori con la forza delle armi e pressoché l’intera popolazione rurale morì di fame. V’è perfino abbondanza di dichiarazioni congressuali in tal senso di Stalin, di Molotov e altri gerarchi. Si stima uno sterminio tra sei e nove milioni di persone. Questo olocausto ha un nome preciso, Holodomor, equivalente alla Shoà sofferta dal popolo ebraico, viene celebrato a fine novembre dal popolo ucraino ed è ufficialmente riconosciuto dall’Onu e da un’infinità di stati oltre che dalla storiografia.
Non è qui la sede per rifarne la storia, chi vuole digiti Holodomor e troverà abbondanza di informazioni. E’ molto probabile che Hitler abbia tratto dall’Holodomor l’idea che sterminare popoli interi fosse ancora possibile nell’Europa del ‘900. Quel che colpisce è che nessuno ne parla. Nessuno ne ha mai parlato, io stesso che seguo la politica e la storia fin da ragazzo, sono venuto a conoscenza della parola Holodomor sono nel 2003 ad una conferenza tenutasi a Roma alla presenza dell’ambasciatore ucraino, avevo già 48 anni. Non parlandone la stessa crisi russo-ucraina si banalizza. Dietro tale rimozione campeggia un obbiettivo politico molto preciso e molto forte.
Non gli giro intorno e dico la mia meditata convinzione che i mass media europei sono farciti di elementi selezionati, controllati e spesso diretti o etero diretti da quelle strutture di propaganda forgiate dall’Unione Sovietica e che ad essa sono sopravvissute perfettamente, svolgendo anche adesso un ruolo; ruoli e funzioni non facilmente identificabili che però hanno per dna il bisogno di mantenere accesa sotto la cenere la brace del comunismo o comunque dell’anticapitalismo, ovvero di un qualche potere che ha il disegno recondito di contrapporsi alla egemonia che usiamo chiamare occidentale. Il nascondimento organizzato dell’Holodomor o delle Fosse di Katyn e di tanti altri eventi analoghi anche italiani, vuole preservare il luogo comune che il comunismo è fallito per cattiva applicazione ma che il suo scopo e impianto rimangono sostanzialmente buoni; il luogo comune di una sua sostanziale differenza dal nazismo. Vuole consentire di mantenere in vita la pretesa differenza antropologica tra una sinistra in sé orientata al bene e tutti gli altri (destra e centro) in sé difensori dell’ingiustizia. Consente il perdurare di una critica radicale al Capitalismo, come se esso fosse imposizione e non naturale propensione degli umani a investire, progredire, espandersi. Consente di mantenere vivo presso larghi strati di opinione pubblica il mito della Resistenza tradita, cioè che fine proprio della Resistenza non era la Libertà bensì il Socialismo. Consente infine la giustificazione teorica dello Statalismo, punto di contatto decisivo con vecchie e nuove “nobiltà” parassitarie. Tutte credenze che da sole, anche senza colpo ferire, regalano alla sinistra una rendita elettorale che sta alla base della fuoriuscita dell’Europa dai baricentri del mondo. E’ necessità oggettiva liberare mass media, scuole, università, magistratura e le altre istituzioni pubbliche, da siffatta egemonia paramarxista, senza di che (lo abbiamo sperimentato nell’ultimo ventennio) nessuna riforma utile -ovvero autenticamente liberale- sarà possibile.

Luigi Fressoia

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