La sconfitta (o mancata vittoria dei grillini): forse perché non hanno mai accettato quel confronto che è tipico dello Stato liberale? – di Flavio Stilicone
La vera notizia di queste elezioni europee è che non ha vinto chi ha gridato di più in campagna elettorale, almeno in Italia. Alzare i toni, urlare, è forse fondamentale per guadagnare consensi quando si è un movimento all’esordio ma poi per confermarsi è necessario uno scatto in più, che i grillini non hanno avuto. Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, infatti, hanno impostato quasi tutta la campagna elettorale sull’essere ‘contro’ qualcosa o qualcuno e non si sono praticamente mai occupati di spiegare quali fossero le loro proposte.
Ma sarebbe un errore giudicare l’arretramento dei 5 Stelle guardando alla sola campagna elettorale. L’erosione del loro consenso, infatti, è dovuta al fatto che non hanno mai accettato di confrontarsi con gli altri soggetti politici, chiudendosi a riccio in un’impotente retorica della ‘superiorità morale’. Eppure le occasioni per dimostrare che intendevano davvero realizzare almeno una parte del loro programma le hanno avute. A questo proposito vanno ricordate in particolare le tre consultazioni con i leader incaricati di formare il governo: Bersani, Letta e Renzi. Per ben tre volte, infatti, i grillini avrebbero potuto sedersi al tavolo delle consultazioni e inchiodare i loro interlocutori con richieste e proposte precise. Invece hanno preferito una sterile contrapposizione senza contenuti. Nell’ultimo caso, quello del confronto tra Renzi e Grillo, il dibattito ha assunto poi addirittura contorni grotteschi. La solita consultazione 5 Stelle via web, infatti, aveva stabilito che una delegazione del Movimento si fosse dovuta sedere al tavolo delle consultazioni con il leader del Pd, presumibilmente per vedere se potevano esserci dei punti di contatto tra i programmi. Grillo tradì quel mandato, preferendo mettere in scena una vera e propria pagliacciata piuttosto che parlare di cose concrete.
Adesso il Movimento 5 Stelle deve riuscire a far prevalere, al suo interno, vitalità e apertura al confronto, che vanno coltivate e incoraggiate. A questo proposito i grillini dovrebbero ricordare una frase di Pietro Nenni: “Un fatto, anche il più modesto, conta più di una montagna d’ipotesi”. Ecco ora per loro è il momento di passare dalle ipotesi ai fatti, pena una sempre maggiore marginalizzazione del loro movimento.
Flavio Stilicone