Cuba e l’arte di creare rovine

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CUBA CASTRO
Perché l’autore (profugo politico in Italia) continua a considerare Castro e il castrismo come il peggiore dei mali per Cuba

Ci sono poche cose che mi stupiscono in questo mondo. Non perché sia molto diffidente, anzi, ma perché ho vissuto una vita tempestosa, nelle buone e le cattive sorti. Sono convinto invece che gli esseri umani convivano con sorprendenti contraddizioni. Perciò non mi sorprende che Seneca fosse diventato il precettore di Nerone e avesse continuato a farlo quando Nerone, ancora molto giovane, era diventato un assassino spietato. Dobbiamo capire le ragioni di Seneca. Capisco pure le ragioni che hanno indotto il medico Felix Kersten a trascorrere diversi anni sollevando Heinrich Himmler dai dolori e dagli insopportabili crampi di cui soffriva. Kersten ha dimostrato poi alla storia che, curando il carnefice di milioni di esseri umani, fondamentalmente ebrei, era possibile riuscire a salvare qualcuno dalla morte o dai campi di concentramenti hitleriani.
Queste esperienze umane mi hanno insegnato a capire un po’ di più le persone ingenue, meno invece quelli che guardano la politica e agiscono attraverso il prisma opaco dei pregiudizi e delle frustrazioni: un problema complesso che porta una parte dell’umanità a commettere dei gravi errori, peccati mortali. Ad esempio, lo sbaglio di giustificare o sostenere certi personaggi; solo perché questi a sua volta sono nemici del proprio nemico: una pericolosa e superficiale simpatia. A volte si adottano le preferenze politiche dei genitori o dei nonni, senza rendersi conto che i tempi cambiano e che molti dittatori – e non – fingono di difendere un’ideologia: mentre, invece, quello in cui credono, è il potere. Si danno pure i casi di artisti, premi Nobel per la letteratura, musicisti o pittori con opere rilevanti che si lasciano abbindolare, affascinare da dittatori. E’ come se in loro si fosse offuscata la visione, la memoria e l’intelligenza. Per non parlare della sensibilità che non deve mai abbandonare un grande artista, il quale dovrebbe mantenere immacolati la sua storia e gli insegnamenti ricevuti da essa.
Mi fa tenerezza conoscere persone cosi ingenue che non riescono mai a concepire la malvagità degli uomini; di molti politici e altri furfanti della terra che hanno la capacità di mentire freddamente con tale retorica che solo i bambini possono crederci. La maggior parte dei bambini quando cresce sviluppa, fisicamente, certa diffidenza politica; invece a chi soffre d’ingenuità cronica, quell’essenziale diffidenza rimane senza sviluppo.
Con queste premesse vorrei ricordare all’amico Guglielmo, alcune “PICOLEZZE” da lui dimenticate o omesse, non per colpa sua, bensì della memoria storica:
1 – Ha dimenticato di menzionare nel suo articolo tra i fondamentalismi il fondamentalismo comunista. Gira ancora per le librerie, quasi dimenticato, un libro che parla di una cifra spaventosa di morti: 100 milioni. Crimini perpetrati da chi? Vorrei, oltre a questa barbarie di cui parla il libro, ricordarvi alcuni dei numerosissimi valori distrutti e le memorie cancellate dal comunismo o socialismo reale; ad esempio, la memoria produttiva e la memoria morale: nazioni complete con l’economia e altri valori a brandelli, la ruberia come filosofia, ecc.
2 – Il presidente uruguaiano ha raggiunto il massimo dei voti nella PAGELLA dei presidenti, ma se Mujica un giorno riuscisse a conoscere le case, le riserve di caccia e allevamenti di bestiame privati di Castro a Cuba, lascerebbe per sempre il CELAC: se è vero che l’ex “tupamaro”, non fa le cose per puro populismo.
3 – Sono convinto che il virus del populismo peronista in Argentina sia come il dengue a Cuba (che butta le persone per settimane a letto senza lasciar loro le forze per muoversi), che si ripresenta di tanto in tanto con un nuovo ceppo virale; ma l’Argentina non è riuscita mai a competere con quell’isola in cui è stato applicato con cura l’Arte di creare Rovine. La Grecia, nello stesso modo, a causa delle debolezze della democrazia, della mediocrità, dell’opportunismo dei politici e della spietatezza del potere finanziario, ha toccato il fondo; ma mai la Grecia potrà competere con “la capitale dell’Arte di creare Rovine senza impiegare i bombardamenti”.
Parlare del concetto di pace da “Castrolandia” (la vera Cuba sta scomparendo per opera e grazia della transculturazione che non è altro se non la sostituzione della cultura nazionale con il castrismo), se non la si vuole promuovere sul serio, sembra un errore storico perché proprio l’edificatore di Castrolandia, cioè Castro, ha riempito il mondo di guerre, guerriglie e intrusioni. Partendo da Panama, Haiti , Santo Domingo nel 1959: tutte operazioni militari in cui Castro ha raccolto prima sconfitte, quindi ha sviluppato la teoria del “foquismo” (l’introduzione di gruppi guerriglieri in tutta l’America Latina), appoggiando massicciamente i guerriglieri del Guatemala , Colombia , Perù, Venezuela, Tupamaros dell’Uruguay, Montoneros in Argentina, Macheteros (invenzione al 100% castrista) a Puerto Rico. E ancora, alla fine degli anni Settanta, la partecipazione diretta del castrismo nella guerra dei sandinisti in Nicaragua, nel gruppo Farabundo Marti nel Salvador, e nel Nuovo Gioiello di Granada: era sua intenzione colorare di rosso tutta la zona dei Caraibi (piano fallito per il Golpe di Stato perpetrato contro il primo ministro Maurice Bishop).
Mezz’Africa ha avuto l’occasione di conoscere l’ambizione per megalomania del caudillo caraibico: Mozambico, Angola, Congo (dove Che Guevara incassò una vera sconfitta), Etiopia, Algeria, Marocco, Ghana, tutte le Guinee, Zanzibar, Libia (grazie alla sua amicizia con Gheddafi). Questi sono alcuni dei paesi su cui Castro la lasciato il suo segno; violenza a tonnellate. In Asia le sue truppe e servizi segreti hanno raggiunto persino lo Yemen, allenando palestinesi, siriani, libanesi, e persino iracheni attraverso la sua amicizia con Saddam. Castro in meno di mezzo secolo di drammatica storia, senza usare bombe intelligenti, servendosi soltanto di fucili, ha condotto tante guerre, molte di più di quelle degli americani. E non possiamo dimenticare che Castro, a 35 anni di età, in maniera criminalmente irresponsabile, ha avuto intenzione distruggere una buona parte del mondo compresa Cuba: fu nel 1962, durante la famigerata vicenda dei missili sovietici.
Oramai Latino America tocca da vicino – gli effetti sono molto più tangibili in Venezuela – il dramma della distruzione creata dal regime castrista. Re Castro ha il naso più grande di Pinocchio e, a differenza del Re Mida, distrugge tutto ciò che tocca e chi abbraccia, finisce nella disgrazia: l’Abbraccio Letale.
5 – Il futuro di Cuba è incerto perché al potere ci sono ancora gli autori della sua rovina. Hanno distrutto l’Isola dividendo i suoi cittadini, e poi provocato un’emigrazione che mai avrebbe immaginato chi ha conosciuto la Cuba degli anni ‘40-50. I Castro hanno trasformato, ma negativamente, Cuba con l’odio instillato attraverso un messaggio subliminale, in grado di paralizzare la psiche del cittadino medio. Il regime castrista ha distrutto non solo i ricordi di un paese meraviglioso, ha distrutto ogni memoria, con un’economia centralizzata e il talento bloccato, e una demoralizzazione che invade la nazione sin dal vertice dello Stato.

6 – La prostituzione. Quando la prostituzione era tollerata a Cuba, si prostituivano solo donne adulte che lavoravano in zone ben definite geografiche e socialmente. Cioè zone di tolleranza. Ora che è ” vietata”, invece, persino i bambini di entrambi i sessi si prostituiscono, in modo da portare qualcosa a casa. Spesso soltanto per mettere qualcosa nello stomaco, prima di andare a dormire: comunque sia, questa situazione che molti cercano di minimizzare rimane un segno di distruzione morale della nazione e lascia un dolore che molti di noi, nella lontananza dell’esilio, portiamo come una montagna che opprime le nostre coscienze.
1- Un ultimo consiglio. Seguire in questi giorni gli avvenimenti del Venezuela aiuta a individuare il peccato originale presente nel castrismo.

Per trovare le cause del disastro cubano bisogna avvicinarsi all’essenza del castrismo, sottraendosi all’abbraccio del suo autore. E per tentare di migliorare la situazione di America latina, bisogna fare come in tempo di peste: starsene lontani dalla famiglia Castro.

Carlo Carralero

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