Per Renzi siamo già al momento dei rendiconti
Tiriamo le somme estive al governo Renzi dopo l’importante appuntamento di Strasburgo. Per capire bene, l’immagine è quella del giovane presidente del Consiglio italiano, una novello Ulisse, da solo contro un mare d’insidie europee, soprattutto dai mari tedeschi.
La giornata di Renzi al Parlamento europeo è passata sotto il segno delle polemiche, il “giallo” della conferenza stampa istituzionale annullata per volare a Roma e partecipare ad una puntata speciale di Porta a Porta, gli spazi vuoti fra i banchi dei parlamentari. Poi lo scontro tra Renzi e il tedesco Manfred Weber che fa la solita predica germanica: i debiti distruggono il futuro e non portano alla crescita e poi l’accusa all’Italia di aver avuto fin troppo tempo per le riforme. Come dare torto a Weber, sono due decenni che gli italiani le attendono e mai si sono viste. Renzi contrattacca e difende l’orgoglio nazionale e per la prima volta la posizione è apprezzata da tutto lo schieramento italiano. “Non prendiamo lezioni da nessuno”, tantomeno da un Paese che nel 2003 ha sforato i tetti del Patto di Maastricht, “l’Italia non teme i giudizi”, attacca il premier, “ma i pregiudizi, siamo un grande Paese che ha dalla sua parte non solo la storia ma anche il futuro e se qualcuno pensa di venire qui a dare lezioni ha sbagliato posto”.
Sulle regole economiche, sulla necessità di una svolta, Renzi non chiede di cambiare le regole, ma vuole che alla stabilità si affianchi la crescita. Diciamocelo, senza crescita non ci possono essere posti di lavoro per i giovani, investimenti in innovazione e aumenti in busta paga. La sfida però rimane sempre la stessa: dove trovare risorse per la ripresa economica (c’è ancora da capire come finanziare il bonus di 80 euro), come tenere sotto controllo il debito (tagliarlo ormai sembra un’impresa impossibile), dove fare tagli senza pesare ulteriormente sui contribuenti, come mettere in moto la lotta all’evasione (domanda che ricorre da 30 anni). In poche parole come dare un futuro ai giovani italiani e al Paese intero.
Su un aspetto Renzi ha pienamente ragione e ha torto la Germania: “Senza crescita l’Europa non ha futuro”. L’Europa tutta, non solo l’Italia. Agli economisti come trovare la giusta strada che porta alla crescita tenendo sotto controllo il debito. Il discorso tedesco in pratica tiene paralizzato un intero continente, tranne loro. Qualcosa da rivedere ci deve essere per forza.
In settimana, a proposito di riforme interviene il ministro Padoan che parla al Corriere della Sera di riforme fatte “a una velocità, bisogna darne atto al presidente, mai vista”. Renzi parlava di crescita del Pil dello 0,8%, che non si è verificata. Padoan dice di dati del primo trimestre deludenti non solo per l’Italia ma per quasi tutta l’Europa e gli Usa, senza però che vi sia il bisogno per noi di una manovra correttiva.
Secondo Padoan, anche se il Pil italiano crescerà meno dello 0,8%, l’Italia rispetterà la regola del 3% nel rapporto deficit/Pil. Regola che non è rispettata da molti Paesi, a partire dalla Francia. Stiamo a vedere.
Noi non possiamo che confidare nelle riforme (nel frattempo abbiamo la valigia pronta) e vediamo se la Germania vincerà la partita. Pardon, il mondiale…di calcio.
Gilbert du Motier de La Fayette