Nel caso Alitalia anche il metodo stesso della trattativa dimostra quanto siano necessarie delle vere riforme liberali in Italia
Nella trattativa in corso l’Italia, o meglio una certa Italia, è riuscita a far perdere la testa agli arabi di Etihad: che da buoni mediorientali avranno tanti difetti, ma sicuramente quanto a capacità di trattare non sono secondi a nessuno.
Non si era mai visto che, dopo mesi e mesi di trattative, una società di proprietà del Tesoro (le Poste) si mettesse improvvisamente di traverso a una decisione del Tesoro stesso: pur riconoscendo per giuste le sue motivazioni è perlomeno strano che una società si opponga alle decisioni del suo proprietario…
Contemporaneamente alcuni sindacati si rifiutano di riconoscere l’accordo adducendo il pretesto che è stato sì firmato, ma che poi il referendum non ha raggiunto il quorum, e quindi mancherebbe la rappresentatività! Il tutto in una situazione in cui non sono richiesti grandi sacrifici (700 persone in mobilità – cioè in cassa integrazione a spese dei cittadini – su 12000) e in cui quella di Etihad è l’unica via d’uscita prima del fallimento dell’azienda.
Episodio di follia collettiva? Non lo crediamo proprio: è un esempio di gestione “all’italiana” (nel senso peggiore del termine) di cui abbiamo avuto un esempio proprio nella precedente crisi di Alitalia: Berlusconi (per interessi elettorali) e i sindacati (per difendere i propri privilegi corporativi), una volta tanto alleati, hanno fatto fallire l’intesa con Air France addossando una perdita di 4miliardi di euro ai cittadini.
Una gestione in cui interessi di parte, caste consolidate, calcoli inconfessabili sfruttano regole e procedure arcaiche, bizantine, incomprensibili ai più per gestirei propri interessi.
Per questo Libertates chiede da sempre una vera riforma liberale dello Stato:
- regole semplici e chiare: non è possibile non riuscire a sapere se un referendum tra i lavoratori vale o meno (vedi il nostro volume “la nemica” sulla burocrazia)
- scelta ed elezione diretta dei propri rappresentanti: se un politico non riesce a risolvere un problema deve rispondere al cittadino che lo ha scelto ed eletto (vedi il nostro “maledetta proporzionale” sul sistema elettorale)
- democratizzazione anche nei sindacati: i sindacalisti devono essere eletti dalla base secondo regole certe e democratiche e il numero degli iscritti deve essere certificato e riconosciuto (come era già previsto nella nostra Costituzione)
Angelo Gazzaniga