Per un mercato del lavoro autenticamente liberale occorrono proposte concrete e omnicomprensive, non guerre di religione ideologiche
Come si ricomincia a parlare di riforma del lavoro ecco che riappare la guerra dell’art 18: chi afferma che la sua abolizione dev’essere il perno di ogni riforma (anche se viene impugnato in non più di qualche decina di cause all’anno), chi sostiene che bisogna occuparsi solo di aumentare i posti di lavoro (su questo sono tutti d’accordo, ma si discute proprio sul come!).
Si prospetta di nuovo la grande battaglia ideologica: pro o contro un particolare che serve da bandiera per la propria battaglia politica; una battaglia che si trascinerà, temiamo, per mesi e che sarà il fulcro di ogni discussione, mentre tutto il resto del problema rimane più o meno in ombra e non viene neppure affrontato: la solita montagna che partorisce un topolino.
Invece il mercato del lavoro ha necessità di una riforma radicale e a tutto campo: dalla normativa sui licenziamenti, alle tutele per i più deboli, dalle agenzie di collocamento alla regolamentazione del part-time e di quello che una volta (bei tempi!) si chiamava apprendistato.
Una riforma simile a quella fatta in Spagna su richiesta della troika (un esempio di come certe volte l’intervento della UE sia stato tutt’altro che negativo!) e di cui adesso si cominciano a vedere i risultati positivi.
Perché in Italia occorre un mercato del lavoro non a misura degli interessi della casta dei sindacati o di chi occupa un posto a vita (spesso senza meritarlo): occorre un mercato del lavoro che permetta:
- ai giovani di entrare davvero nel mondo produttivo,
- alle aziende di espandersi o di ridursi in funzione delle esigenze del mercato,
- a chi lavora di avere la possibilità di migliorare e di cambiare per soddisfare le proprie esigenze
- a tutti di vivere con il proprio lavoro e di soddisfare le proprie esigenze non solo materiali
Si tratta insomma di intervenire sul livello dell’occupazione e non sul singolo posto di lavoro: altrimenti sarà la solita riforma di facciata che tutela i poteri forti e le caste, salvando i soliti privilegiati e abbandonando al loro destino tutti gli altri:
un copione visto sinora troppe volte e che ci ha portato a questa situazione.
Angelo Gazzaniga