È più importante per un liberale il fatto che l’amministratore della Apple sia gay, oppure che la sua azienda sfrutti i lavoratori cinesi?
Sui giornali di questi giorni è apparsa in prima pagina la dichiarazione del CEO di Apple: “sono gay e lo considero un dono di Dio”.
Ovvie considerazioni qui riguardano il provincialismo dell’informazione italiana (forse CEO è più comprensibile di “amministratole delegato”? E “coming out” è più fine di “ha dichiarato di essere omosessuale”?). Sarebbe meglio, di sicuro, essere orgogliosi di una lingua (l’italiano) che probabilmente viene meglio apprezzata e studiata all’estero piuttosto che da noi!
Ma la vera osservazione è un’altra, soprattutto per noi di Libertates.
È davvero così importante il fatto che l’amministratore di Apple sia gay al punto da finire sulle prime pagine dei giornali?
Per un vero liberale non dovrebbe essere importante la situazione privata di ognuno di noi, che riguarda la libertà individuale di ognuno, libertà che va tutelata e difesa sinché non va a ledere le libertà altrui o le leggi dello Stato.
Ben più importante dovrebbe essere invece la difesa di quei diritti di libertà, di dignità e spesso addirittura di vita che vengono regolarmente calpestati e ignorati in quelle fabbriche cinesi in cui si fabbricano i prodotti Apple e che non possono essere ignorati dal suo capo, ciò di cui si è sempre parlato pochissimo e via via sempre meno.
Certo, il fatto che il capo di Apple sia gay fa, come di dice, “notizia”, fa forse vendere qualche copia in più, ma il parlare della sua omosessualità e non della sua connivenza e del suo silenzio verso lo sfruttamento degli operai cinesi non depone certo a favore della sensibilità e della coscienza liberale dei giornali e di chi li legge.
Rimarrà forse solo Libertates a denunciare tutto questo? (vedi il nostro libro “Quanto vale un Laogai?”).
Per essere davvero liberali non occorre solo parlare di diritti e libertà, ma anche denunciare dove e se vengono violati e sopraffatti.
Angelo Gazzaniga