Montezemolo è un vero liberale nelle dichiarazioni, ma nei comportamenti…
Luca Cordero Di Montezemolo ha senz’altro molti difetti:cede alla tentazione vanitosa del birignao nei cosiddetti “salotti buoni” ammaliati dalla mistica del “capitalismo di relazione” tutto chiacchiere e niente capitali, Sigmund Freud avrebbe detto di lui che si è fermato al “principio di piacere” ed è stato financo risucchiato dalla passione molto italica per il “millantato credito” nella Fiat dell’Avvocato intrisa di una immoralità da Regime Bananas, ma Maurizio Crozza non capisce che è anche un uomo visionario che ha senz’altro compreso benissimo come l’unica uscita di sicurezza plausibile dal girone dantesco della Grande Contrazione in Italia sia la “reaganomics pragmatica” in contrapposizione al berlus-keynesismo da Repubblica presidenziale populisticamente promesso dall’(ex) Cavaliere-con riferimenti egomaniaci a Keynes, mentre le ombre di Mangano lo offuscano nella sempiterna mitomania peronista del leader di Forza Italia. Il 31 ottobre 2011 Montezemolo scrisse in una lettera lucidissima indirizzata a “la Repubblica” un piano di pochi cruciali punti per le riforme anti-crisi che è di una bruciante attualità per il suo carattere liberale:“Prima di chiedere ulteriori sacrifici ai cittadini, la politica e le istituzioni devono mettere mano ai loro stessi costi, partendo dal numero dei parlamentari, dall’abolizione delle provincie e degli altri enti inutili. Non ci vuole una legge costituzionale per abolire il novanta per cento delle provincie. E poi varando una “patrimoniale sullo Stato”, una vendita massiccia di cespiti pubblici che vada ben oltre quanto attualmente prospettato dal governo. 2. Lavoro. Non possiamo chiedere più flessibilità in uscita senza affrontare il problema del precariato permanente e la riforma degli ammortizzatori sociali. La proposta Ichino è del tutto condivisibile e attuabile, ma va presa nella sua interezza. Bisogna abolire i contratti a termine (mantenendo solo quelli fisiologici e stagionali), sostituendoli con un contratto unico, che consenta il licenziamento per motivi economici o organizzativi, ma che protegga il lavoratore dalle discriminazioni…Per esperienza diretta so quanto rapidamente la liberalizzazione di un settore può dare impulso a investimenti e occupazione e quanto però siano forti le resistenze della politica per mantenerne il controllo. La lista dei settori da liberalizzare è lunghissima. E’ fondamentale che insieme ai provvedimenti di apertura alla concorrenza si rafforzino i poteri dell’Antitrust per dare agli investitori la garanzia del rispetto delle regole. Questi…provvedimenti, se attuati simultaneamente e accompagnati da un grande piano di rilancio dell’immagine internazionale dell’Italia, ridarebbero una prospettiva di crescita al paese e opererebbero nella direzione di una maggiore equità sociale. Sappiamo però che nessuno dei due schieramenti porterà avanti questa agenda. Al contrario di quanto avviene nelle democrazie avanzate, dove l’obiettivo è la conquista dell’elettorato moderato, in Italia la preoccupazione dei partiti è quella di compattare la parte più populista dell’elettorato, appellandosi ad un “serrate i ranghi” permanente”. Profezia azzeccata, quella montezemoliana. Tre anni e mezzo dopo la pubblicazione della lettera programmatica su “la Repubblica”, nessuna di queste misure è stata attuata (sic!), anche grazie al combinato disposto del bicameralismo perfetto e del pan-sindacalismo veterosovietico in una condizione sociale ormai insopportabile. E se Luca si candidasse in politica sacrificando la mondanità per la cura dell’interesse generale? Non sarebbe una cattiva idea.
Alexander Bush