Anziché parlare sempre di liberalizzazioni, facciamo qualcosa: aboliamo gli egli enti inutili (e spesso dannosi)
L’Antitrust ha multato il Consiglio Nazionale Forense (cioè l’Ordine degli Avvocati) di quasi un milione di euro perché il tariffario imposto a tutti gli avvocati ne limita l’autonomia e restringe la concorrenza. Stessa divergenza per quanto riguarda la pubblicità degli avvocati su internet: secondo l’Ordine pubblicizzare tariffe convenienti su internet “comporta in re ipsa lo svilimento della prestazione professionale da contratto d’opera intellettuale a questione di puro prezzo”
Sembra in effetti un linguaggio da gilda o corporazione medievale!
Altro che libero mercato, trasparenza o libera concorrenza… qui non si è ancora arrivati al mercato “tout court”!
Ma perché sanzionare, limitare o regolare il potere e le competenze degli Ordini professionali: sarebbe ora di abolirli, semplicemente: infatti non si riesce a capire cosa siano o a cosa servano, oltre che difendere privilegi e interessi corporativi degli iscritti.
Non servono a difendere gli interessi di tutta la categoria: per quello esistono i sindacati (organizzazioni a cui ognuno è libero di iscriversi quando vuole e come vuole).
Non servono per difendere gli interessi dei cittadini: sarebbe sufficiente un albo (come esiste per altre professioni) a cui si viene ammessi con esame statale e da cui si viene radiati in caso di gravi mancanze (verso gli utenti e non, come avviene negli Ordini, verso i propri iscritti!).
Sono residui di una concezione medievale del mercato (secondo cui un’attività deve essere protetta da un monopolio per poter vivere) e dell’economia stessa (per cui le attività delle cosiddette “arti intellettuali” non sono attività soggette alle regole dell’economia anche se rendono, e quanto, a chi le esercita!) .
È questa un’altra delle riforme che non costerebbero nulla e renderebbero molto: ma per farla occorre quel coraggio di inimicarsi una delle caste più potenti del Paese e, temiamo, i nostri politici questo coraggio non ce l’hanno proprio.
Angelo Gazzaniga