Come porre freno allo sfascio dell’edilizia popolare? Offrendo in proprietà le case agli inquilini stessi che potrebbero provvedere ai restauri stornandoli dalle ate d’affitto future. Ma è forse una soluzione troppo liberale?
Chiunque occupi abusivamente un alloggio pubblico toglie il diritto a chi ne dovrebbe essere il legittimo titolare.
Ciò che mette in discussione lo stato di diritto è che, utilizzando spregiudicatamente le norme , due occupazioni su tre hanno successo. Questo accade per l’uso strumentale di donne incinte e bambini ( spesso siamo di fronte allo sfruttamento minorile se non alla di riduzione in schiavitù ) e per l’insufficiente numero di agenti di pubblica sicurezza e di assistenti sociali. Il comportamento delle istituzioni consiste per lo più nello scaricabarile delle responsabilità. Come uscirne ?
Non è solo un problema di ordine pubblico ma occorre ripristinare la legalità: siamo di fronte a reati gravissimi che minano la stabilità sociale. Si deve procedere allo sgombero delle occupazioni abusive più recenti e sopratutto rendere impossibile che il fenomeno si ripeta. Ma è anche è necessario l’impegno ad offrire assistenza adeguata agli occupanti in stato di accertato bisogno . Poi si potrà iniziare a rimettere gradualmente ordine nel sistema dell’edilizia popolare. Le case vuote sono migliaia: non vengono assegnate perché sono inagibili e da ristrutturare, ma mancano le risorse. Una buona idea è quella di cedere alloggi ad assegnatari che provvedono ai lavori rivalendosi sui canoni futuri. Nello stato in cui si trova l’edilizia popolare è bene non farsi illusioni, perché senza risorse e con un livello di morosità di canone e spese condominiali elevatissimo il fallimento è dietro l’angolo. Per salvarsi e tornare a crescere occorre ridimensionare il patrimonio pubblico cedendo agli inquilini in regola la proprietà a condizioni fortemente agevolate, considerando i canoni ripagati nel tempo come anticipi per la vendita e nello stesso tempo avviare una seria indagine sulla morosità incolpevole per individuare i furbi.
Per gli italiani la casa è da sempre una parte fondamentale della propria vita, da amministrare con cura. Trasformare in proprietari una parte importante degli inquilini pubblici li responsabilizzerebbe, non solo per le ristrutturazioni e la gestione delle spese condominiali, ma prima di tutto aumenterebbe la sicurezza dei caseggiati e dei quartieri. Se nella vendita si scontassero i canoni pagati il pubblico registrerebbe una perdita (teorica) sullo stato patrimoniale ma ne trarrebbe un vantaggio (reale) sui conti economici. In fondo l’articolo 47 della Costituzione (la più bella del mondo) è scritto che la Repubblica “favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione”.
Walter Galbusera *
* Con questo articolo Walter Galbusera, presidente della Fondazione Kuliscioff, inizia la sua collaborazione a Libertates