Nell’uragano di notizie sulla “mafia romana” che ha travolto il Comune di Roma è passata praticamente inosservata un’altra notizia sull’amministrazione capitolina. La Corte dei Conti ha certificato che il Comune di Roma é praticamente in stato di insolvenza
Nell’uragano di notizie sulla “mafia romana” che ha travolto il Comune di Roma è passata praticamente inosservata un’altra notizia sull’amministrazione capitolina. La Corte dei Conti ha certificato che il Comune di Roma é praticamente in stato di insolvenza: cioè dopo quattro anni dal precedente fallimento, dopo la creazione di una “bad company” che ha raccolto i debiti del Comune (che restano così a carico dello Stato), dopo che lo Stato (cioè tutti gli italiani) ha versato 490 milioni l’anno per quattro anni, dopo un altro contributo straordinario di 350 milioni, la situazione è tornata al punto di partenza: il Comune di Roma è di nuovo al fallimento! Questo dimostra due cose: – che il vero buco nero dei conti si trova presso le amministrazioni locali. Il Comune di Roma non ha fatto nulla per ridurre le spese correnti, le assunzioni clientelari, le consulenze agli amici degli amici, ha solo ridotto gli investimenti. Tanto per cominciare: perché non indire una gara per il servizio di trasporto urbano (l’Atac continua a non avere sufficienti tranvieri, ma il doppio dei dirigenti necessari) come da anni richiede la UE? – che questi sono i veri risultati del federalismo all’italiana: i comuni spendono, lo Stato (cioè i cittadini) pagano. Altro dovrebbe essere il vero federalismo (quello chiesto da Libertates): i cittadini del comune decidono come, dove e quanto spendere e se ne assumono le responsabilità (cioè pagano le relative tasse). Questo non significa naturalmente che non ci debbano essere trasferimenti da Stato a Comuni o da Comuni ricchi a Comuni poveri: significa che questi trasferimenti debbono essere legati a precisi impegni di riduzione e controllo dei costi. Farebbe bene a tutti: tranne a quel sottobosco della politica che vive e prolifica proprio su queste situazioni.
Angelo Gazzaniga