I giornali inglesi hanno criticato la candidatura i Roma per le Olimpiadi: se hanno torto ad accusare l’Italia di essere un paese mafioso, hanno però ragiona a definirla una scelta superficiale
Hanno ragione i giornali inglesi quando sostengono che candidare a ospitare le Olimpiadi del 2024 una città come Roma con le buche nelle strade è poco lungimirante. Le Olimpiadi possono essere esclusivamente accolte da una città dove tutto funziona alla perfezione.
Altrimenti si induce il sospetto di scelta propagandistica (“panem et circenses”) e di benzina per una crescita estemporanea, (stanziare altri soldi, fare nuove colate di cemento e via discorrendo). Si rischia anche di offendere lo spirito olimpico: poiché le Olimpiadi sono una delle massime espressioni umane, dovrebbero essere manifestazione di un contesto teorico e pratico il più perfetto possibile, a partire dalla certezza di assenza di fini speculativi.
Hanno torto i giornali inglesi nel generalizzare e accusare l’Italia di essere un Paese corrotto e controllato dalla camorra e dalla mafia. Ma è un errore in politica estera prestare il fianco per essere così attaccati. Come è un errore che il nostro Governo non abbia replicato a simili offese.
La candidatura italiana riflette un modo di fare politica certamente nuovo – e sicuramente migliore rispetto a quello della vecchia politica – ma superficiale nell’applicazione di questa nuova modalità. Può sembrare improvvisato indicare la candidatura congiunta di Roma, Firenze, Milano, Napoli e la Sardegna (perché non anche L’Aquila a questo punto?). Gli Stati Uniti si sono anch’essi candidati, limitandosi a dire che sarà scelta una città tra Washington, Boston, Los Angeles e San Francisco ed evitando di parlare genericamente di “città coinvolte”.
Se Mario Monti appena due anni fa annientò la candidatura del 2020 perché insostenibile, quanto potrà essere cambiato con Renzi? L’esempio di Atene 2004 che ha lasciato un fardello di debiti, che cosa ha insegnato? La nuova politica ottimistica che ispira Renzi prevede, in particolare e paradossalmente, un notevole spirito di prudenza e che, come è noto a ogni manager, che gli obiettivi siano misurabili e raggiungibili.
Ernesto Vergani