Dai fatti di Roma dobbiamo trarre una lezione per il futuro
Le notizie degli ultimi giorni relativa all’assenteismo selvaggio dei dipendenti pubblici nel periodo delle feste (non solo a Roma, ma anche a Bari e in tantissime altre città italiane) sono tanto scontate quanto ovvie. Non si tratta infatti solo di episodi di malcostume o di scarso senso del dovere: si tratta di un modo di concepire il servizio pubblico profondamente radicato nella logica statalista e assistenzialista tuttora imperante nel nostro Paese. Il servizio pubblico non é visto (da molti, non da tutti per fortuna!) tanto come un lavoro quanto come una sinecura.
Infatti ogni lavoro ha le sue specificità: nel caso di un servizio pubblico i suoi lati negativi (la necessità di assicurare comunque un servizio) e positivi (sicurezza del posto, turni ridotti, integrazioni e facilitazioni varie).
Qualsiasi lavoro é soggetto a regole e ad una disciplina e, in fin dei conti, se non piace si può cambiare.
L’impiego pubblico é visto invece come una sinecura: una volta ottenutolo nessuno ce lo può togliere; c’è una responsabilità verso l’ente pubblico ma non verso i propri capi; la carriera si fa per anzianità (o per amicizie o altro) e non certo per meriti. Come si potrebbero risolvere questi problemi?
Non tanto con punizioni (spesso solo minacciate o casuali) ma con un fondamentale cambiamento di atteggiamento: occorre anche in questo campo introdurre (come chiede da sempre Libertates) efficienza, meritocrazia e responsabilità: sarà indubbiamente una strada lunga e difficile, ma dobbiamo riconoscere che é l’unica che ci può portare a diventare un Paese davvero moderno, efficiente e (lasciatecelo dire) più liberale.
Angelo Gazzaniga