Il dittatore coreano, abbandonato anche dalla Cina, grande amico e sponsor di Putin
Ai seguaci e ammiratori italiani di Vladimir Putin – felicemente a braccetto nel nome del gas siberiano, della Realpolitik del governo Renzi e delle amicizie personali di Berlusconi – non farà una grande impressione: ma agli amanti della libertà invece sì. Il Cremlino ha confermato che il leader nordcoreano, Kim Jong-un, parteciperà alle celebrazioni che si terranno il prossimo maggio a Mosca per ricordare i settant’anni della vittoria dell’Unione sovietica nella seconda guerra mondiale. Lo ha fatto sapere il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov. Kim è tra i capi di Stato di una ventina di Nazioni che hanno espresso la volontà di aderire alle celebrazioni nella piazza rossa della capitale: per Kim — invitato ufficialmente dal presidente russo, Vladimir Putin — potrebbe essere l’esordio sulla scena internazionale da quando è salito al potere, nel dicembre del 2011, dopo la morte del padre, il “caro leader” Kim Jong-il, stroncato da un attacco cardiaco. A novembre, durante una missione diplomatica a Mosca da “inviato speciale”, il numero due di fatto del regime nordcoreano, Choe Ryonghae, aveva concordato lo scambio di visite e un’ampia cooperazione nel 2015, anno che segna anche i settant’anni della liberazione della penisola coreana dalla stretta coloniale giapponese. Gli analisti evidenziano il fatto che come primo viaggio all’estero il «giovane generale» abbia scelto la Russia e non il tradizionale alleato cinese, con cui i rapporti sono in fase di stallo dopo l’improvviso terzo test nucleare del 2013, effettuato da Pyongyang malgrado le pressioni della comunità internazionale.
Nel frattempo, durante il recente Consiglio dei ministri della Ue, il rappresentante dell’Italia Paolo Gentiloni ha espresso la sua soddisfazione per la decisione di non procedere a ulteriori sanzioni contro la Russia dopo la sua aggressione militare all’Ucraina e l’occupazione della Crimea. “Dal nostro punto di vista – ha detto – sarebbero state premature”. Fosse nella disponibilità di Berlusconi, invece, le sanzioni già varate verrebbero tolte subito.
Delle due l’una: o il dittatore nord coreano ne capisce di più sulla natura di Putin rispetto a Renzi, Gentiloni e Berlusconi (della Mogherini non parliamo, per l’impossibilità di riferirsi al nulla) oppure c’è del marcio nella politica italiana. E noi di Libertates non ci stancheremo di denunciarlo.
Gaston Beuk