Lo scontro tra Questore e Sindaco di Roma: e se i questori li eleggessero i cittadini?
I disordini di Roma, dove i tifosi olandesi di una squadra di calcio, il Feyenoord, hanno devastato la fontana della Barcaccia di piazza di Spagna, hanno prodotto una lunga coda di polemiche. “Io di morti non ne faccio. Né io né i miei uomini”: così il questore della città, Nicolò D’Angelo, ha difeso l’operato dei suoi agenti, che avevano ricevuto l’ordine di non intervenire contro gli atti di vandalismo per non peggiorare la situazione. Era una risposta al sindaco Marino, a sua volta sotto attacco per una serie di inadempienze della sua giunta, che invece aveva individuato in lui il capro espiatorio, invocandone le dimissioni.
Chi abbia ragione fra i due (l’uno, l’altro, forse entrambi o nessuno dei due) dovrebbero essere i cittadini a giudicarlo. Accordando la fiducia o la sfiducia al momento delle votazioni per il sindaco o il questore.
Ma ahi!, qui cade l’asino. Perché la vicenda di Roma è esemplare in quanto asimmetrica: si può votare per il sindaco ma non per il questore. E perché? Perché no, avrebbe risposto Enzo Jannacci. Il questore in Italia viene nominato dal Viminale, cioè dal ministero dell’Interno. Come del resto avviene per il Prefetto.
Risultato: la polemica di Roma resta sospesa in aria, il popolo può fare da spettatore ma non esprimere il suo parere.
E’ giusto così? No, non per chi, come Libertates, ha iscritto la democrazia diretta sulle sue bandiere. Questori e prefetti devono essere eletti dai cittadini. E le polemiche, quando ci sono, devono avvenire alla luce del sole.
Dario Fertilio