Young adults

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L’arrivo della Guardia di Finanza nei palazzi del potere è un po’ come la scena di un film già visto. Ci rimanda allo scorso inverno, quando i finanzieri si presentarono a Cortina allo scopo preciso di sorprendere i bambini con le mani nella marmellata. Sì, sono bambini gli uomini potenti e quest’associazione d’idee trova riscontro in altre reminiscenze di carattere cinematografico. Alzi la mano chi non ha mai associato un qualche rappresentante dell’attuale classe dirigente al protagonista del Grande dittatore, Adenoid Hynkel. Anche lui, come un bambino, si divertiva a giocare a palla nella solitudine del suo studio e, siccome non era un bambino qualunque, giocava con una palla altrettanto sopra le righe: un giocattolo dal forte valore semiotico. Il prode Adenoid prendeva a calci un bel mappamondo, che andava su, poi tornava giù, di qua e di là, assecondando il suo capriccio. Bisogna perdonarlo per questa debolezza. Infondo, i bambini, cosa ne sanno della responsabilità? Nulla, è naturale. Aspettano di diventare adulti per imparare ad affrontare le conseguenze delle proprie azioni. Questi bambini amano i giochi di ruolo e si divertono a vestire i panni di imperatori, burattinai, imprenditori, puttanieri, domatori di leoni, supereroi e pagliacci. Non pagheranno mai per gli eccessi a cui si lasciano andare nella foga del gioco, perché tanto, a saldare il conto ci penserà un adulto. “Sono desolato, mio figlio le ha rotto il tavolo di cristallo? Mi faccia sapere quanto le devo per riparare al danno”. Proprio come facciamo noi cittadini onesti, quando ci assumiamo la responsabilità di pagare tasse proporzionate solo ai danni commessi dai bambini che ci governano. A parte noi, in questo gioco, non c’è nessun altro disposto a contribuire per tenere insieme i pezzi che crollano. Ci illudono, ci promettono che il contributo alla ricostruzione sarà frutto di uno sforzo collettivo, ma – siamo adulti! – non crediamo più da un pezzo alle favole. Proprio oggi, mentre scrivo, arriva la conferma di un triste presentimento. I nostri bambini hanno finalmente trovato il coraggio di ammettere un altro peccatuccio: la Chiesa sarà esentata dal pagar l’IMU. Ma noi siamo adulti e, forti della nostra esperienza, l’avevamo già capito, anche perché dalle nostre osservazioni pedagogiche è emerso che i bambini a cui piace travestirsi da Gandalf sanno relazionarsi efficacemente con quelli che giocano a palla col mappamondo.

Il gioco di ruolo, quest’autunno, è in una fase decisiva. Si prepara la campagna elettorale ed è tempo di recite. Ognuno cerca di primeggiare sull’altro e dal palco i piccoli si sbracciano per farsi notare. Noi adulti li guardiamo con accondiscendenza, ma senza orgoglio, perché sappiamo che a fronte di una maggiore compostezza sarebbero certamente più apprezzati. Come tutti i genitori poco esperti siamo in errore quando indulgiamo ad atteggiamenti permissivi. Una tiratina d’orecchie, a casa, ci starebbe. Non è mica educazione sbracciarsi a quel modo, che diamine! Invece no, per quieto vivere accondiscendiamo a tutto, profondendoci anche in qualche pacca sulla spalla. Ci presentiamo alle urne per non deluderli e siamo usi chiudere un occhio quando, puntualmente, sono loro a deludere noi.

I bambini, però, non capiscono che la corda presto o tardi si spezza e lì sono dolori. Prima che questo accada, sarebbe ora che qualcuno si decidesse a crescere, ammettendo tra le lacrime di aver sbagliato ed impegnandosi a porre rimedio da solo agli errori, magari restituendo il maltolto (e poi, possibilmente, abbandonando per sempre la scena). Noi adulti apprezziamo molto questi gesti, perché ci ripagano degli sbagli fatti nell’educare i nostri figli. Come si dice: “nessuno nasce imparato” ed il ruolo del genitore è tutt’altro che semplice. Però la maturità e l’esperienza ci hanno insegnato ad investire nel futuro, ricominciando proprio dagli errori. Per questo, del maltolto restituito, sai cosa ci faremmo? Riformeremmo la scuola, per prima cosa. Ne costruiremmo di nuove, ristruttureremmo quelle fatiscenti, compreremmo strumenti didattici all’avanguardia per chi le frequenta, aggiorneremmo le competenze degli insegnanti, faremmo capire ai ragazzi che non devono scrivere sui banchi, perché vengono acquistati con denaro pubblico e, quindi, proveniente anche delle loro famiglie. In questo modo i bambini potranno imparare ad essere uomini migliori e, sempre che vogliano riuscirci davvero, guai a chi non studia!

AnnaRita Chitera

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