In questi anni di esplosione della crisi greca quanti errori sono stati commessi da tutti (più o meno in buona fede)!
Una crisi di portata limitata (non dobbiamo dimenticare che il Pil della Grecia è il 2% di quella dell’Europa e che è inferiore a quello della città di Los Angeles!) è diventata tale da minacciare di travolgerci tutti: solo se individuiamo tutti questi errori possiamo trarne insegnamenti per il futuro:
- tanti anni fa la Grecia è stata ammessa nell’area Euro anche se era chiaro a tutti che era ben lontana dai parametri richiesti e circolavano i primi sospetti che avesse addirittura falsificato i bilanci. (in economia bisogna sempre guardare i numeri e non le mozioni ideologiche: come può esistere – si diceva – un’Europa senza la Grecia? Allora facciamo finta di niente)
- in tutti gli anni (decenni) successivi i governi greci hanno perseguito una politica clientelare e fallimentare: assunzioni a go-go, pensioni spropositate, evasione alle stelle, favori ad amici e potenti di turno… (i nodi di certe politiche prima o poi vengono al pettine, vero Italia?)
- allo scoppio della crisi i Paesi creditori si sono prontamente mossi per scongiurare l’inevitabile fallimento della Grecia; ma l’aiuto non è stato dato tanto per aiutare i greci, quanto per salvare le banche tedesche e francesi pesantemente esposte: solo il 20% dei prestiti erogati è finita nelle tasche del governo greco e, alla fine, i debiti sono passati dalle banche alla Bce e alle Banche centrali dei singoli Paesi, cioè in capo ai cittadini. (In questo modo si è agito nel solito modo tipico di una certa finanza d’assalto: i guadagni a me, le perdite allo Stato)
- invece di aiutare la ripresa della Grecia, indurre il suo governo a fare quelle riforme necessarie (riduzione dell’evasione, taglio delle pensioni più alte, riduzione degli sprechi e delle inefficienze pubbliche, privatizzazioni) la Troika ha imposto tagli e provvedimenti depressivi che hanno messo definitivamente in ginocchio l’economia e inciso sui ceti meno abbienti. (in qualsiasi corso base di economia si insegna che i creditori devono cercare di far migliorare i conti del debitore per essere rimborsati e non strozzarlo, altrimenti non riceveranno niente)
- Syriza ha vinto le elezioni promettendo cose impossibili: basta austerità, rinvio dei pagamenti delle tasse, riassunzione dei dipendenti pubblici in esubero ecce cc (ulteriore dimostrazione che una cosa è fare campagna elettorale e un’altra governare: differenza assai poco sentita anche in Italia)
- I governi UE hanno rifiutato sin dall’inizio dei prendere in considerazione la necessità di ridurre o procrastinare il debito greco: misura apparsa sin dall’inizio necessaria per risolvere la crisi. Rigida sotto questo aspetto è stata soprattutto la Germania, che sembra aver dimenticato come l’avvento di Hitler sia stato favorito dalla crisi dovuta agli enormi debiti di guerra, e come alla base della spettacolare ripresa del dopoguerra ci sia stato il condono dei debiti tedeschi nel 1954. (altra prova di come gli interessi elettorali e di propaganda spesso abbiano il sopravvento sugli stessi interessi nazionali.)
Come finirà? Non lo sappiamo, ma di certo questa crisi dimostra come una UE basata solo sull’unione monetaria e le cui scelte di fondo sono lasciate agli egoismi e agli interessi dei singoli stati membri non può avere un grande futuro.
Angelo Gazzaniga
Carissimo Angelo consentimi di argomentare un pò le tue riflessioni sulla vicenda greca. Tu scrivi “solo il 20% dei prestiti erogati è finita nelle tasche del governo greco e, alla fine, i debiti sono passati dalle banche alla Bce e alle Banche centrali dei singoli Paesi, cioè in capo ai cittadini”. Se capisco bene i debiti passati alla Bce e Banche Centrali erano debiti delle banche greche che dunque, se aiutate a non fallire, hanno beneficiato il popolo greco il quale, con banche fallite, avrebbe sofferto ancor di più. Per dire che una gran differenza tra governo greco e banche greche (quali destinatari degli aiuti europei) mi pare non c’è: sempre soldi altrui sono e che in quanto tali non possono che essere rimborsati. In ogni caso manterrei ben ferma la gerarchia dei “valori” in campo: un conto è tener conto delle “banche tedesche e francesi pesantemente esposte” (peccato comprensibile, forse doveroso per politici che pensano al bene dei propri concittadini), ben altra cosa è la sfacciataggine con cui la politica greca pretende di erogare denaro senza averne, quindi batte addirittura pugni sul tavolo per avere debiti cancellati e nuovi crediti! Che crediti non sono ma denaro buttato perchè con quell’apparato produttivo limitato che possiedono, non possono pagare e ripagare uno “stato sociale” così costoso. Una piccola nota anche sulle “politiche depressive” che l’Europa avrebbe imposto. A me pare (ma posso sbagliarmi perchè non è che seguo con estrema attenzione), che come per l’Italia, le istituzioni comunitarie raccomandano la riduzione del fatto decisivo, il debito, poi come raggiungerlo (o con maggiori entrate o con riduzioni di spesa, oppure con riduzioni di spesa mirate a quella improduttiva e parassitaria), sta in capo alla autonomia o sovranità dei singoli popoli/governi. Ora dopo quindici anni di aiuti infruttuosi anzi peggiorativi (i politicanti non demordono mai, più gliene dai più procedono senza se e senza ma, ne sappiamo qualcosa), a fronte di un fallimento che è nei fatti, però sospinti dal piagnisteo internazionale, i tedeschi ma veramente tutti i nordici, si sono acconciati a un inevitabile “compromesso”: volete altri nostri soldi (80 mld già elargiti dalla Germania, 70 dalla Francia, 65 dall’Italia a via dicendo tutti gli altri)? Bè, stavolta pretendiamo di esaminare le vostre leggi prima di promulgarle e pretendiamo pure di rimettere le mani su quelle che vi hanno rovinato. Il che mi sembra non una riedizione del terzo reich, ma semplice buon senso a fronte di scrocconi sfacciati e impuniti, resi baldanzosi da una stampa internazionale farcita di “progressissti”, che in quanto tali, la realtà gli fa un baffo. Saluti carissimi e a presto, Luigi Fressoia, pg