Il capitalismo e la psicanalisi di Massimo Recalcati
“Se diamo retta agli esperti non facciamo niente”: Gianni Agnelli dixit. C’è uno spettro sovietico che si aggira per l’Italia: il neototalitarismo della psicanalisi recalcatiana. Nel suo instant book “Ritratti del desiderio” che dovrebbe far venire i brividi a tutte le persone di buon senso, Massimo Recalcati propone dichiaratamente con messaggio pseudo-intimidatorio la psico-patologizzazione del discorso del capitalista “tout court” (attenzione, non della sua degenerazione nel ruolo di TRADER MANGIA SOLDI), come figura-paziente della nuova clinica psicoanalitica, accostando il manager in quanto tale alla patologia della “sindrome della castrazione” (cioè il rifiuto del godimento nell’uomo senza desideri); si tratta all’evidenza di un errore di valutazione esiziale e di un grave auto-gol che fa rivoltare nella tomba il turbo-realista Sigmund Freud, perché una società dove si può dare una connotazione ideologica veteromarxista alla psicanalisi è aperta a una regressione culturale abbastanza pericolosa.
Il “business leader” dell’iniziativa privata non può essere messo sul lettino dello psicanalista come nemico ontologico da guarire e recuperare alla società confondendo la riabilitazione del paziente con false promesse di redenzione, in quella che lo stesso Recalcati chiama “rigenerazione del desiderio”. Ma quale poi, un desiderio anti-capitalista?! Parrebbe di sì, e non si può scherzare quando in ballo c’è la salute dei pazienti:manager compresi che hanno il diritto sacrosanto di continuare la loro attività. Leggiamo il “reo confesso” Recalcati nella sua pedagogia sincretica, originaloide più che originale:“La corsa impazzita della macchina del discorso del capitalista vorrebbe cancellare il desiderio e fare esistere solo l’utopia nichilistica di un consumo senza soddisfazione e senza Comunità possibile; consumo di Uno solo, godimento di morte senza Eros, annullamento del soggetto del desiderio nell’individualismo cinico e autistico del godimento dello Stesso”. L’austerity nel Sud Europa è finalizzata a distruggere la domanda aggregata e a uccidere i consumi, per portare alla speculazione a lungo periodo, ma comunque andiamo avanti-“facciamoci del male” per dirla alla Nanni Moretti:“E’ il culto ipermoderno dell’uomo-macchina, dell’uomo come puro apparato di godimento pulsionale. Contro questa nuova antropologia che esalta la dimensione macchinica della pulsione libera da vincoli, l’esperienza clinica insiste nell’insegnarci che ogni volta che il godimento prende la via della compulsione sregolata e del rigetto della castrazione, non è mai pulsione di vita ma solo pulsione di morte, corsa rovinosa verso la propria distruzione… C’è però ancora un’altra lezione che possiamo trarre in questi tempi difficili dalla psicoanalisi:può, se presa dal verso giusto, diventare un fattore di rigenerazione del desiderio”.
La conclusione di questo ragionamento è culturalmente sbagliata, perché si traduce in un’uscita aberrante dalla deontologia professionale del medico curante: “In una sua celebre conferenza milanese agli inizi degli anni Settanta, di fronte a un pubblico spaesato, Jacques Lacan affermava che il discorso del capitalista era fatalmente destinato a “scoppiare”…”. Parlare come pseudo-economista marxista sul crollo delle compatibilità mentali del capitalismo con i retroterra terapeutici della psicanalisi, significa avere un atteggiamento illiberale: curare una patologia che non esiste. …
Alexander Bush