La legge Cirinnà e i nuovi integralisti (prima puntata)

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Sulla legge Cirinnà battaglia fra integralismi

L’intervento del cardinale Bagnasco, che ha auspicato un voto secondo coscienza sulla legge Cirinnà, anche ricorrendo al voto segreto, ha suscitato un tale coro di reazioni sprezzanti, scandalizzate e anche intimidatorie – in tutte le sedi, dalle Camere alla tv a internet alla stampa – da farci riflettere.
Anzitutto, riecco il doppiopesismo. Quando la Chiesa asseconda la sinistra – dichiarandosi pro immigrati clandestini e anticapitalista – si alzano applausi e beatificazioni. Ma se appena scarta, s’alza il coro dei laicamente indignati speciali.
C’è di più. Le reazioni istintive e anche in buona fede degli “arancioni” alzano il velo su un progetto ideologico sotto traccia: unioni civili e stepchild adoption come prova generale di una egemonia sociale all’insegna del radicalismo di massa. Un nuovo integralismo che si propone non solo di scardinare i valori tradizionali, bollandoli come reazionari, ma addirittura di promuovere la nascita di un “uomo nuovo”. Il sogno totalitario, già perseguito fra dolori e tragedie dal nazionalsocialismo e dal comunismo, quello della ingegneria sociale e del costruttivismo umano, l’utopia di un “mondo nuovo e redento” dalle leggi naturali, fino alla affermazione di una “Supervita” di cui potrebbero usufruire domani i veri credenti: ecco ciò che si intravede dietro al coro dei nuovi integralisti. Nella loro ideologia traspare il desiderio di una rivincita storica, dopo il crollo dei finalismi totalitari. Una utopia, cioè, non più basata come nel secolo scorso sul collettivismo economico, il progresso a tappe forzate, la selezione genetica, la liquidazione dei parassiti, ma – secondo una definizione profetica di Michel Foucault – un nuovo razzismo basato sul controllo totale della vita. Niente più sessi (solo generi modificabili a piacimento); non più famiglie (mille simil-famiglie vogliono dire nessuna); ruoli sessuali, sociali e familiari intercambiabili; una neolingua neutra in cui persino gli articoli e i vocaboli vengono sterilizzati; una pratica eugenetica che prevede la possibilità di sacrificare vecchi e malati mascherandola da diritto all’eutanasia; una educazione dei “nuovi bambini” con due mamme – o magari tre, se si include quella inseminata per procura – o due padri, il tutto modificabile in corso d’opera. Obiettivo finale: l’individuo come soggetto assoluto, senza cognome di famiglia che lo colleghi al passato, libero di cambiare identità secondo il capriccio, e proprio per questo – giacché è impossibile vivere come monadi o Robinson Crusoe – dipendente dal Grande Fratello sul piano razionale ed emotivo, dalle sue regole arcobaleno “saggie e tolleranti” che ne indirizzano il futuro.
Naturalmente, questo nuovo integralismo prevede il controllo dei media, incaricati di ridicolizzare i dissidenti come reazionari, tradizionalisti, passatisti, e di ripetere gli slogan radical-conformisti fino a imporli d’autorità a tutti. Nè si tratta di una ideologia solo italiana: essa costituisce già un humus largamente diffuso nella Unione Europea, concimato da reciproche legittimazioni politiche, sondaggi precostituiti per dimostrare una tesi, e infine da indirizzi cui ci si dovrebbe adeguare.
Niente di nuovo sotto il sole. Dietro alla maschera modernista e apparentemente liberale, si camuffa uno gnosticismo che predica l’ingegneria sociale, e paradossalmente autorizza modifiche alla natura umana mentre sacralizza il pianeta sotto il segno di una pan ecologia. Se questo è il disegno, è tempo di smascherarne le intenzioni denunciandone le finalità autentiche.

Dario Fertilio

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Dario Fertilio
Dario Fertilio (1949) discende da una famiglia di origine dalmata e vive a Milano. Giornalista e scrittore, presiede l'associazione Libertates che afferma i valori della democrazia liberale e i diritti umani. Estraneo a ogni forma di consorteria intellettuale e di pensiero politicamente corretto, sperimenta diverse forme espressive alternando articoli su vari giornali, narrativa e saggistica. Tra i suoi libri più noti, la raccolta di racconti "La morte rossa", il saggio "Le notizie del diavolo" e il romanzo storico "L'ultima notte dei Fratelli Cervi", vincitore del Premio Acqui Storia 2013. Predilige i temi della ribellione al potere ingiusto, della libertà di amare e comunicare, e il rapporto con il sacro.

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