Dopo lunghe discussioni parlamentari, di governo e dimostrazioni civili, sembra che anche in Italia qualcosa si muova a tutela dei diritti dei cittadini della Repubblica.
Le Unioni Civili dovranno fare a meno della stepchild adoption, in seguito alle modifiche introdotte dal maxiemendamento e il voto di fiducia al Senato con l’appoggio del Nuovo Centrodestra. Altra novità, la cancellazione della voce in cui si parlava dell’obbligo di fedeltà anche per le coppie omosessuali.
I punti salienti del ddl Cirinnà sulle unioni civili? Cosa prevede il testo per le coppie omosessuali
- Articolo 1 – Afferma che dopo il varo della legge, le coppie omosessuali esisteranno ufficialmente anche per la legge. Le coppie costituite da persone dello stesso sesso dovranno registrare in comune un contratto che definisce gli obblighi e i doveri dei componenti dell’unione civile.
- Articolo 2 – Le unioni civili potranno essere formate da coppie dello stesso se entrambi maggiorenni. Si può anche aggiungere il cognome di uno dei due al proprio o scegliere un solo cognome per la coppia.
- Articolo 3 – La coppia gay ha il dovere dell’assistenza morale e l’obbligo di coabitazione. Inoltre, è prevista la reversibilità della pensione, i congedi parentali, la graduatoria all’asilo nido (anche se è esclusa l’adozione di figli estranei alla coppia)
- Articolo 4 – In materia di successione ed eredità, le unioni civili avranno gli stessi diritti delle coppie unite in matrimonio.
- Articolo 6 – In caso di separazione, è previsto l’assegno di mantenimento, l’affido dei figli, diritti di visita e l’assegnazione della casa. Se uno dei due componenti dovesse cambiare sesso, l’unione civile sarà da considerarsi sciolta.
Cosa prevede il testo per le coppie eterosessuali?
- Articolo 11 – I patti di convivenza tra eterosessuali sono più deboli del matrimonio e delle stesse unioni civili (previste con questo nome solo per le coppie gay). Servono a tutelare sul piano patrimoniale e sanitario chi sceglie di non sposarsi, per esempio offrendo la possibilità di assistere il partner in ospedale.
- Articolo 13 – In caso di morte del componente della coppia che ha stipulato, per esempio, il contratto di affitto, l’altro avrà diritto a restare nella stessa casa per cinque anni.
- Articolo 14 – Le coppie unite in un patto di convivenza potranno far richiesta per le case popolari.
- Articolo 15 – L’assegno di mantenimento sarà deciso dal giudice in base alla durata della convivenza, mentre in seguito alla separazione il trattamento dei figli avrà le stesse identiche regole (e quindi responsabilità) che toccano alle coppie sposate.
- Articolo 17 – In caso di malattia grave o disabilità, uno dei due componenti della coppia potrà essere nominato tutore dell’altro.
- Articolo 19 – Chi sottoscrive il patto di convivenza potrà accedere alla comunione dei beni con un patto sottoscritto dal notaio.
La classe politica italiana ha sprecato un’altra occasione per dimostrare di essere all’altezza dei compiti affidategli dagli elettori. È andato in scena uno spettacolo grottesco che alla fine ha aumentato lo scetticismo e la distanza tra elettori ed eletti.
Giustamente Matteo Renzi davanti alla stampa estera ha ricordato che il paese aspetta ormai “da decenni” una legge decente sulle unioni civili. Il paese è cambiato e sta cambiando, ma molti esponenti della classe politica sembrano conoscere solo i cambi di poltrona.
E giustamente tanti elettori, soprattutto ma non solo del centrosinistra, si aspettano una legge che metta l’Italia al passo con l’Europa, un’Europa in cui perfino i cattolicissimi irlandesi hanno recentemente votato, con una maggioranza schiacciante, a favore dei matrimoni omosessuali (e parliamo di matrimoni veri, senza aggiustamenti alfaniani in merito a obblighi di fedeltà, divorzi lampo, adozioni).
Anche in Italia c’erano tutte le condizioni per arrivare a una soluzione simile, magari rinunciando alla parola “matrimonio”, invisa sia alla Conferenza episcopale sia al presidente della Repubblica. C’erano, soprattutto, tutte le condizioni per legiferare in maniera limpida su una materia certo controversa ma sulla quale tanto nel parlamento quanto nel paese ormai le maggioranze sono consolidate.
Invece no. Abbiamo assistito a uno spettacolo fatto di trappole. Il dramma si è visto all’interno del PD e del M5S, quei partiti che in mesi e mesi di lavoro nella commissione del senato hanno preparato la legge, ma che poi si sono trattati come se fossero i peggiori nemici.
Per mesi i cinque stelle si sono presentati come intransigenti: o si vota il ddl Cirinnà così com’è, stepchild adoption inclusa, o niente. Poi, quando il grosso del PD si è convinto di accettare questa posizione, di colpo il M5S scopre la libertà di coscienza, categoria mai contemplata nelle sue schiere.
L’Italia meritava un dibattito parlamentare serio. Altra occasione sprecata… e alla fine hanno pagato, come sempre, i cittadini.
I nostri politici dovrebbero (ri)leggere bene la Costituzione che dice che non ci sono persone di serie B. Si capisce bene che la battaglia per l’affermazione per i diritti civili di tutti in Italia è solo all’inizio dopo l’approvazione al Senato del disegno di legge Cirinnà.
Gilbert du Motier de La Fayette