Il complotto delle agenzie di rating ci fu, ma non è reato

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I procedimenti della Procura di Trani sono un’autentica novità nel panorama giuridico: la “giustizia creativa”

Ne ho parlato diffusamente nel libro “L’Italia dei complotti 1974-2011” e poi in una lezione di economia all’università dello IULM tenuta il 21 aprile, con alcune giornate d’anticipo– lo dico con compiaciuta presunzione– rispetto agli ottimi editoriali di Federico Rampini e Ferdinando Giuliano pubblicati l’8 maggio 2016 su “la Repubblica”a proposito della follia narcisistica dell’inchiesta della Procura della Repubblica di Trani sulle agenzie di rating e la DeutscheBank: processare il Rating che opera il declassamento imbrogliato del debito sovrano è un reato perché l’ordinamento giuridico occidentale non lo prevede, al netto delle valutazioni oggettivamente criminogene espresse dalle agenzie del “Giudizio Universale” (il copyright è della geniale Barbara Spinelli); la accertata manipolazione della banca tedesca nella vendita allo scoperto dei titoli di stato, ancorchè sciagurata, non ha l’ombra di una notizia di reato (sic!). Cito un passaggio della mia lezione tenuta all’università meneghina per chiarire ai lettori il mio punto di vista riaggiornato sul rapporto borderline tra giustizia ed economia sempre più impazzito che si delinea nel Belpaese:“Ancora una volta è alla chiarezza di Luciano Gallino che si deve far riferimento: “Chi tuttavia pensasse di accusare le agenzie di valutazione (agenzie di rating, ndr) di frode, o di aver contribuito anch’esse allo sviluppo di un ambiente criminogeno, non si illuda. Si oppone a ciò nientemeno che il Primo Emendamento della Costituzione americana sulla libertà di opinione. Esso garantisce che dal punto di vista legale le agenzie non portano alcuna responsabilità per i pareri che emettono, e non mancano di sottolinearlo. Si veda ad esempio il discarico di responsabilità di Moody’s, accessibile in rete. Al riguardo è chiarissimo: “Le valutazioni sono espressioni di un’opinione, e debbono essere intese soltanto come tali, non come asserzioni di fatto o raccomandazioni di acquistare, vendere o tenere qualsiasi titolo”. Sulla base di tale principio costituzionale, nelle cause per danni o frodi intentate da investitori istituzionali o privati che si ritenevano danneggiati da valutazioni di titoli passati da AAA allo status di spazzatura nel volgere di pochi mesi, i tribunali americani hanno sempre dato ragione alle agenzie”. Truccare i conti pubblici con la deregulation cospirativa del debito pubblico, in altri termini, è schifoso ma non ha alcuna rilevanza penale da “notitia criminis”. Anche perché negli Usa non esiste spazio per la famigerata “giustizia creativa”: la separazione delle carriere è dura a morire, ed è geniale la descrizione analitica fornita da Jean Francois Gayraud quale maggiore esperto delle frodi finanziarie della polizia francese:“La crisi dei “mutui scadenti” non èrisultata unicamente da un’accumulazione di frodi sparse lungo tutta la catena della finanza…L’astuzia del sistema è consistita nel rendere parzialmente legale una frode gigante. La deregolazione (finanziatrice di Bill Clinton, ndr) ha permesso in effetti di rendere nebbiosa e incerta la frontiera tra il legale e l’illegale. Gli attori di questa frode non si sono collocati al di sopra delle leggi, fuori dal sistema; sono stati loro il diritto e il sistema. Hanno saputo provocare in tutta legalità (o quasi) un vasto trasferimento di ricchezza dalle classi povere e medie verso i predoni finanziari. Una parte dell’oligarchia ha (quasi) legalizzato il furto. Deregolazione è diventato sinonimo di decriminalizzazione de jure e di frodi giganti de facto”. La conclusione dell’ineccepibile lavoro documentale svolto da Gallino – se scollegato da tutte le ingessature ideologiche dell’ultima parte del suo libro “Il colpo di Stato”– è che ci si trova dinanzi a due opzioni alternative: o intervenire nel processo legislativo colpendo retroattivamente reati che non lo sono o una giuridicizzazione ex post dello shadow banking (sistema bancario ombra). Nella prima ipotesi siamo in presenza di giustizialismo eversivo: mettere in galera i banchieri per reati inesistenti. Da noi invece nelle “riserve indiane” della Procura di Trani è stato possibile che il pubblico ministero ambizioso Michele Ruggiero mandasse a processo le agenzie di rating per downgrade fraudolento del debito pubblico italiano:“I procedimenti penali instaurati costituiscono un autentico inedito nel panorama investigativo nazionale e internazionale e affrontano temidi particolare complessità per le gravi ricadute– sul sistema economico-finanziario del Paese – provocate dalle valutazioni formulate dalle indicate Agenzie (in violazione dei regolamenti europei sulle attività di rating) sull’affidabilità creditizia dell’Italia in un dato momento storico”. E’ mai possibile tutto ciò?!”.

Alexander Bush

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Alexander Bush
Alexander Bush, classe '88, nutre da sempre una passione per la politica e l’economia legata al giornalismo d’inchiesta. Ha realizzato diversi documentari presentati a Palazzo Cubani, tra questi “Monte Draghi di Siena” e “L’utilizzatore finale del Ponte dei Frati Neri”, riscuotendo grande interesse di pubblico. Si definisce un liberale arrabbiato e appassionato in economia prima ancora che in politica. Bush ha pubblicato un atto d’accusa contro la Procura di Palermo che ha fatto processare Marcello Dell’Utri e sul quale è tuttora aperta la possibilità del processo di revisione: “Romanzo criminale contro Marcello Dell’Utri. Più perseguitato di Enzo Tortora”.

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